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La nuova frontiera dello spazio è Marte. Guidoni: ci vorrà tempo ma ci arriveremo

Umberto Guidoni è uno dei sette astronauti italiani che sono andati nello spazio. Della sua esperienza personale e della storia delle missioni spaziali, ha parlato giovedì 14 novembre in un gremito auditorium Monteverdi al conservatorio Campiani, in uno degli appuntamenti più attesi di Mantova Scienza.

Matteo Sbarbada
2 minuti di lettura

MANTOVA. «L'uomo che camminerà su Marte è già nato. Un viaggio che ora pare difficile, ma che non è già più fantascienza, sarà realtà tra qualche decennio». Umberto Guidoni è uno dei sette astronauti italiani che sono andati nello spazio. Della sua esperienza personale e della storia delle missioni spaziali, ha parlato giovedì 14 novembre  in un gremito auditorium Monteverdi al conservatorio Campiani, in uno degli appuntamenti più attesi di Mantova Scienza.

L'astronauta Guidoni a Mantova scienze



Un racconto partito dalla storia delle missioni Apollo, con al centro, a 50 anni di distanza, quel 20 luglio 1969, giorno in cui Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero piede sulla Luna. «Quel giorno segnò una svolta nella mia vita - racconta -. Fin da bambino sognavo di fare l'astronauta, ma in quel momento capii che sarebbe stato possibile, Quelle sulla Luna erano persone vere, non fumetti».

Una data che resterà per sempre scolpita nella storia dell'umanità. «La valenza di quell'evento andava oltre ogni confine. Era l'umanità a mettere piede sulla Luna, un luogo che affascinava l'uomo da secoli e che continuerà a farlo. E pensare che Armstrong e Aldrin ci rimasero appena 23 ore e la missione in totale durò appena una settimana». Un'impresa al limite dell'impossibile con le conoscenze tecnologiche dell'epoca.

«Il telefonino che tutti noi abbiamo in tasca oggi è migliaia di volte più potente del computer che portò l'uomo sulla Luna. Le missioni presentavano rischi enormi, gli astronauti non avevano la certezza che sarebbero tornati. Per centrare l'obiettivo servirono budget elevati. A metà anni Sessanta quello della Nasa era il 5% del Pil totale degli Stati Uniti. Ora non arriva nemmeno allo 0.5%». L'interesse per il satellite terrestre è di nuovo in crescita negli ultimi anni. La Nasa sta lavorando sul progetto Artemide che tra qualche anno riporterà esseri umani sulla Luna. Un obiettivo al quale stanno lavorando anche Europa e Cina.

Senza contare i privati, dall'hotel spaziale della Bigelow all'astronave da 100 posti progettata da Elon Musk. «La Luna è l'obiettivo dei prossimi anni, ma quello finale è Marte. La distanza resta al momento un ostacolo. Per raggiungere il pianeta rosso servono 6 mesi per l'andata e altrettanti per il ritorno. Ritorno che non potrebbe essere immediato, visto che servirebbe attendere il momento in cui Terra e Marte sono più vicini. Insomma, servirebbero almeno due anni. Nessun astronauta è stato in orbita per più di un anno finora, sono tempi ai quali non siamo abituati. Tra qualche decennio, però, sarà diverso».

Guidoni ha partecipato a due missioni spaziali ed è stato il primo europeo ad entrare nella stazione spaziale internazionale. «Dopo le missioni Apollo, gli Stati Uniti hanno puntato su di un mezzo come lo Shuttle, ottimo per periodi brevi nello spazio e con la capacità di trasformarsi in un laboratorio. L'allora Unione Sovietica puntò, invece, sulla lunga permanenza con le stazioni spaziali. Superata la Guerra Fredda, i due Paesi hanno messo in comune le rispettive esperienze e ora collaborano».

E a chi pensa che la Terra sia piatta, col fenomeno dei terrapiattisti di gran moda, Guidoni risponde col sorriso. «Sono un testimone oculare, la Terra è rotonda. Oltre che bellissima e colorata, con l'azzurro che domina». Mantova Scienze chiude venedì 15 novembre alle 17.30 alla Sala delle Capriate con un incontro sull'emergenza climatica con protagoniste Serena Giacomin ed Elisa Palazzi.


 

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