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Plastic free e plastic tax, allarme della Uiltec «Aziende mantovane già in difficoltà»

Il segretario Pelizzoni: «Mi segnalano cali di ordinativi in diverse realtà provinciali. Attenzione perché le mode possono creare danni seri»

Monica Viviani
1 minuto di lettura

MANTOVA. «La Plastic tax ancora non c’è, ma la moda del plastic free sta già creando danni alle aziende mantovane del comparto: c’è un fronte industriale che rischia di dover affrontare una crisi che ci potremmo risparmiare». A lanciare l’allarme è il segretario di Uiltec Uil Giovanni Pelizzoni che da settimane sta raccogliendo segnalazioni da aziende della provincia: «Diverse realtà sul territorio – denuncia – iniziano a lamentare un calo di ordinativi e non riguarda solo quelle che probabilmente saranno coinvolte nella plastic tax».

Realtà produttrici di vaschette per alimenti piuttosto che di film per imballaggi o lastre per stampare contenitori: un comparto che coinvolge un migliaio di addetti «senza contare quelli che hanno indirettamente a che fare con la plastica come l’automotive». Nel precisare che il sindacato sostiene la prospettiva dell'economia circolare e quindi della sostenibilità ambientale, Pelizzoni fa però presente «che i sistemi alternativi alla plastica non è detto che siano meno impattanti» e che «è impossibile pensare di vivere senza plastica a meno che non si decida di tornare indietro di 200 anni».

Cita alcuni settori in cui «l’introduzione della plastica ha migliorato la vita delle persone, penso al biomedicale ad esempio a chi deve sottoporsi a dialisi, ma penso anche all’edilizia e all’isolamento degli edifici». Convinto che il vero problema riguardi «l’educazione delle persone», per Pelizzoni «l’unica soluzione sono riciclo e raccolta differenziata»: «Bisogna far sì che aumentino le tecnologie per il riciclo, che si faccia ricerca perché aumenti la percentuale di plastica riciclata che viene fusa con quella vergine per realizzare prodotti confacenti e affidabili». Insomma «le isole di plastica che galleggiano negli oceani non arrivano da Paesi dove viene fatta la raccolta differenziata ma dai fiumi che attraversano Cina, India, Russia, Africa e i Paesi del sudest asiatico».

Per quanto riguarda la platic tax, che il governo ha annunciato di voler comunque modificare, poi «il quadro non è ancora chiaro, ma rischia di essere una misura che non incentiva gli investimenti per la riconversione industriale o la spinta al riciclo perché penalizza solo i prodotti e non i comportamenti incivili dei cittadini. Il pericolo è che faccia aumentare i costi a carico di consumatori e imprese e i lavoratori saranno i primi a subirne le conseguenze».

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