Il Po si ritira, restano i problemi: ponti fragili, argini ancora da rialzare
La fase d’emergenza continua. L’attraversamento del Grande fiume a San Benedetto chiuso almeno fino a lunedì
Francesco Romani
MANTOVA. La quinta piena del Po in ordine di importanza dell’ultimo secolo sfila lentamente della nostra provincia e si porta verso il Delta. Le quote lentamente scendono (2 cm l’ora) e l’acqua si ritira dalle golene. Un rientro nell’alveo che per essere completato richiederà ancora una settimana, stando alle stime che considerano anche le nuove piogge. Ma di certo la fase emergenziale acuta è alle spalle. Il colmo di piena che ha messo a dura prova arginature e persone ha raggiunto quota 8 metri e 60 a Borgoforte facendo scattare evacuazioni (quasi 150, ieri scese a 126 oltre a 11 attività e 3 allevamenti) e rendendo necessaria la chiusura di tre importanti ponti (Viadana, Dosolo e San Benedetto) che hanno letteralmente tagliato in due la provincia. Un problema aperto, che nel prossimo futuro andrà affrontato, così come le quote arginali che per alcuni tratti sono ancora ribassate.
Il bilancio della piena è sicuramente positivo per l’impegno di istituzioni e volontari. La nuova organizzazione nata nel 2018 ha fatto la sua prova generale con questa emergenza. «Circa 160 ogni giorno - spiegano dalla Provincia che attraverso il proprio settore guidato da Sandro bellini ha coordinato gli interventi - i volontari che ogni giorno da martedì si sono alternati sulle sponde del fiume». Un impegno notevole, che ha visto nella fase culminante l’apertura della sala operativa in Prefettura. Sala che da stasera passerà in modalità operativa più leggera, rimanendo comunque operativa 24 ore al giorno sino a che non sarà tolta la dichiarazione di stato d’allerta.
La piena 2019 ha messo sotto i riflettori la fragilità di una rete stradale nata in una delle provincie più ricche d’acqua d’Italia. Al “catasto ponti della Provincia di Mantova sono censite 536 strutture. Ponti e viadotti sono costantemente monitorati dal Settore strade. Ma la fragilità di alcune strutture e la vetustà di altre fa del Mantovano un gigante dai piedi d’argilla. Capace di essere messo in difficoltà da una piena che ha fatto chiudere cautelativamente i ponti sul Po di Viadana e Dosolo (su richiesta della Provincia di Reggio Emilia), ma anche quello di San Benedetto Po (danneggiato dal terremoto del 2012). Se i primi due sono già stati riaperti, per l’ultimo occorrerà attendere lunedì con un sopralluogo per verificare la riapertura. Restano chiusi al momento anche il ponte di Calvatone (struttura in ferro costruita 110 anni fa) e quello in barche di Torre d’Oglio (che è mobile e si alza e abbassa con il livello del fiume). Uno studio del 2016 di Eupolis indicava la vita operativa dei ponti mantovani sul Po in 15 anni.
Infine sono diversi i tratti arginali non ancora adeguati alle massime piene. Per sette, la Regione ha stanziato 15 milioni di euro. Serviranno per rialzare un totale di circa 8 chilometri. Ma nonostante i 50 milioni di investimento negli ultimi anni, sono 77 invece i chilometri (su 235) al di sotto degli standard massimi di sicurezza. Per sistemarli servirebbero almeno altri 25 milioni e una decina d’anni di lavori.
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