MANTOVA. «Va bene agevolare il pubblico, ma non penalizzando il privato». Il pensiero è di Iolanda Bernuzzi, titolare di due nidi: Le Coccole e quello aziendale nel perimetro della Lubiam (aperto anche a iscrizioni esterne). Nulla di personale contro il sindaco Palazzi – ripete – ma la politica universale dei “nidi comunali gratis per tutti”, senza distinzione di censo, minaccia di spazzare via i privati che ancora resistono, tappando i buchi del pubblico.
Confermata nei giorni scorsi dalla giunta, la convenzione per ridurre le quote di 21 posti nei nidi privati in base all’Isee (il termometro della condizione economica delle famiglie) appare un contentino, un argine troppo fragile per scongiurare il crollo che si profila all’orizzonte. Così, Bernuzzi, facendosi interprete anche della preoccupazione dei suoi colleghi, con la consulenza dell’avvocato Claudio Arria, ha messo in fila perplessità e richieste da indirizzare al Comune.
Nel dettaglio, l’iniziativa di Via Roma penalizzerebbe chi «in base alle graduatorie stabilite dal Comune stesso è escluso dai nidi pubblici», insieme a chi «si trova nella condizione di prediligere il nido privato per motivi di orario (in genere l’offerta dei privati è elastica), o di ubicazione del nido (vicino al luogo di lavoro piuttosto che vicino alla propria residenza) o di offerta che può essere preferibile».Tra i nodi più ostinati al pettine dei “nidi gratis”, c’è quello del reddito: «L’iniziativa del Comune non fa distinzione rispetto alle famiglie che accedono al nido pubblico, mentre nel settore privato, ad oggi, la distinzione viene fatta in base al reddito e, comunque, le agevolazioni riguardano solo 2-3 posti per ogni nido privato». Morale, «il rischio è che le famiglie agiate ricevano rimborsi totali nel pubblico, mentre famiglie poco abbienti si trovino a dover pagare la retta nei nidi privati». Una contraddizione in termini di uguaglianza, osserva Bernuzzi.
Conti alla mano, i nidi comunali assorbono una richiesta di 211 bambini, mentre i 7 privati accolgono i restanti 140-150. «Se, a seguito della manovra del Comune, i nidi privati dovessero avere meno richieste da parte delle famiglie (è chiaro che di fronte a una preferenza per un nido privato, la gratuità del comunale fa propendere per quest’ultimo), e si trovassero in difficoltà tali da essere costretti alla chiusura, come intenderebbe il Comune assorbire l’utenza che prima assorbivano le 7 strutture? E cosa accadrebbe al personale?». Eccolo il nodo della vicenda, a cui è agganciata una domanda diretta: «Come intende il Comune aiutare le famiglie che iscriveranno i propri figli ai nidi privati (comprese quelle escluse dal pubblico per esubero di richieste) per evitare un’evidente discriminazione di trattamento?». La convenzione per i 21 posti? Non è sufficiente, «la cosa va affrontata subito per bilanciare la situazione e prepararsi fin da ora per il futuro».
«Veniamoci incontro» sollecita Bernuzzi. Come? Riservando magari la gratuità della frequenza alle famiglie in affanno, al di qua di una certa soglia di Isee, e usando i fondi che restano per allargare la convenzione con i privati.