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Refugees welcome è in Italia dal 2015: così 160 ragazzi hanno trovato casa

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MANTOVA. Refugees Italia è un’associazione apolitica costituita l’11 dicembre 2015 e riconosciuta come onlus. Fa parte del network europeo Refugees welcome international, fondato a Berlino nel 2014 e ora attivo in 15 Paesi.

La sezione italiana (in foto due dei volontari mantovani) nasce grazie all’impegno e alla dedizione di un gruppo di professionisti con competenze multidisciplinari e una solida esperienza nel campo delle politiche dell’accoglienza e dell’inclusione sociale: project manager, operatori sociali, psicologi, legali, ricercatori sociali, esperti di comunicazione e raccolta fondi, giornalisti, fotografi.

La governance di Refugees Italia è gestita da un consiglio direttivo composto da cinque membri, eletti dall’assemblea dei soci, che definisce le strategie, le priorità di intervento e la metodologie di lavoro dell’associazione.

«Una della nostre caratteristiche è la presenza in diverse regioni – spiegano i vertici dell’associazione – Vogliamo diffondere il più possibile l’accoglienza in famiglia in Italia, con professionalità e capillarità. Per questo, lavoriamo a livello locale con il supporto di gruppi territoriali composti da un responsabile e da un team di attivisti e facilitatori con competenze multidisciplinari. Grazie al loro fondamentale contributo, aiutiamo famiglie e rifugiati ad incontrarsi, conoscersi e avviare la convivenza, sostenendoli e seguendoli durante tutto il percorso».

Al momento i volontari dell’associazione sono 200 in 30 città di 15 regioni. I rifugiati ospitati da nuclei italiani sono 160.

«Crediamo che l’ospitalità in famiglia sia il modo migliore per facilitare l’inclusione sociale dei rifugiati nel nostro Paese e per combattere pregiudizi e paure – si legge sul sito di Refugees Italia – L’accoglienza in famiglia può essere, per il rifugiato, un momento decisivo del percorso verso la piena autonomia: vivere con delle persone del luogo è il modo migliore per entrare a far parte di una comunità e conoscere più velocemente il contesto sociale e culturale del Paese ospitante. Il rifugiato potrà creare più facilmente una rete di rapporti sociali, migliorare la conoscenza della lingua, riattivare risorse umane e professionali, investire in un proprio progetto di vita: riprendere a studiare, trovare un lavoro, frequentare un corso di formazione professionale». —

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