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Il sindaco di Asola: «Le priorità? Non certo il teatro, ma non si può abbandonare il progetto»

L’elenco di Busi: strade da asfaltare, i palazzi Mangeri e Municipale da sistemare, ospedale da preservare, qualche ciclabile

Luca Ghirardini
4 minuti di lettura

ASOLA. A volte ritornano, e la seconda esperienza non è mai come la prima. Giordano Busi è stato sindaco di Asola dal 2009 al 2014. In primavera il rappresentante del centrodestra è stato rieletto dopo un mandato gestionale del centrosinistra. Con alcune scelte iniziali che non hanno mancato di fare discutere.

Cos’è cambiato dal 2009?

Nel 2009 c’era il patto di stabilità, vincolo importante per scelte e investimenti. Ho lavorato per risanare, lasciando circa 400mila euro spendibili il giorno dopo. Chi mi è subentrato li ha usati per asfaltature e per terminare l’auditorium. Ora ho ritrovato un Comune disastrato. Credo che chi amministra non influisca più di tanto, ma se la macchina amministrativa funziona fai comunque bella figura. Avevo 6 vigili, adesso sono 3 o 4. Altri dipendenti se ne sono andati. Avevo introdotto un sistema informatico efficiente, me ne ritrovo un altro... Devo valutare se fare nuove assunzioni.

I suoi primi interventi sono stati mirati a cancellare o modificare scelte dell’amministrazione precedente. Ad esempio, sulle multe...

Nel mio bilancio figuravano multe per 100mila euro, in quello di previsione 2019 ne figuravano 440mila con un accertato di 600-700mila. Per questo, ho eliminato lo scout speed dinamico, quello che ti multa anche solo incrociandoti: operai che andavano a lavorare prendevano multe salate e si lamentavano. Lo scout speed ora viene usato a fini di verifiche preventive.

Capitolo immigrazione: Asola è uscita dallo Sprar...

Ben vengano i rifugiati politici, chi scappa dalle persecuzioni va trattato bene. Ma diciamo no all’immigrazione selvaggia. Un no politico, ma anche legato al fatto che la coop che aveva dato alloggi a Olinda non era più disponibile. Nel Cas abbiamo 5 immigrati. Nell’arco di 5 anni sono stati una quarantina, ma quanti avevano diritto allo status di rifugiato? Solo 3 o 4. L’amministrazione precedente aveva stanziato 3mila euro, abbiamo rivisto la delibera mettendo i fondi in un capitolo a parte, a disposizione delle famiglie bisognose di Asola.

In un Paese che invecchia e in calo demografico gli immigrati economici non possono avere un’utilità?

Il ratto delle Sabine ci insegna che per fare figli servono le donne, ma l’80% degli immigrati è maschio. È vero che l’Italia è vecchia, lo sarà sempre di più. Ma sono convinto che dal 2008 sia andata in crisi perché manca il lavoro. Qui ad Asola non sapevamo cosa fosse la disoccupazione, se arrivava qualcuno trovava posto. Ora nemmeno gli italiani trovano lavoro e gli immigrati diventano carne per la malavita. Non va bene: facciamo entrare le persone se ci servono. Non sono razzista, ma vedo che chi arriva spesso viene sfruttato con stipendi da fame, invece di essere trattato dignitosamente.

Lei ha anche frenato su due progetti in corso, la nuova pista di atletica legata al liceo sportivo Falcone e la ristrutturazione del teatro. Opere inutili?

Ricordo che sulle scuole superiori la competenza è provinciale, sulle medie è comunale. Sono stati spesi 194mila euro con mutuo per fare il campetto da basket, volley e calcetto. Risultato: da tempo è il regno delle erbacce. Crediamo che le opere debbano essere utili. Serve una nuova pista, visto che il liceo sportivo, partito da un anno con 25 iscritti, ora usa il bellissimo centro Schiantarelli? Il Comune per adesso paga il trasporto, poi continuerà a dare 8.500 euro al Falcone, fondi che potrebbero anche essere usati per il trasporto. Perché non investire nel centro sportivo le future disponibilità? Abbiamo rinunciato a un mutuo di 200mila euro per prenderci tempo per riflettere. Non è quindi escluso che la pista si faccia, anche se tutti riconoscono che in quel luogo i veri problemi sono la viabilità e i parcheggi.

E il teatro?

Quando una cosa è iniziata, devo cercare di finirla anche se non la condivido. Dei 4 milioni preventivati, per ora ne sono stati spesi 1,2: 600mila dal ministero, altri 600mila con un mutuo che cominceremo a pagare nel 2020. Per finire il teatro vanno trovati altri 2,5-3 milioni. Per ora sono stati realizzati lavori strutturali: l’impalcatura è lì, il tetto è ancora da fare.

La ritiene una spesa prioritaria?

Certamente no. Prioritari sono Palazzo Mangeri, dove ha appena ceduto il tetto, o il palazzo Municipale, tutto da ristrutturare, con serramenti marci. E poi: nelle scuole piove dentro, il tetto della palestra non regge l’acqua, le strade sono piene di buche... Ma non si può abbandonare il progetto a se stesso. Ricordo che anche certe piste ciclabili sono state criticate, al punto che c’è chi chiede di eliminarle. Vale lo stesso discorso: vanno migliorate, messe in sicurezza.

Cosa vorreste fare di Palazzo Mangeri?

Intanto siamo dovuti intervenire in bilancio con 68mila euro per mettere in sicurezza il tetto. Nella disgrazia, siamo spinti a impegnarci per ristrutturare. Le ipotesi sono diverse, da palazzo della cultura, con la biblioteca e sale per incontri, ai minialloggi per anziani.

Asola è sempre stata una piccola capitale, adesso è rimasto solo l’ospedale a fare da punto di attrazione per il territorio, ma il progetto stenta a ingranare. Cosa può fare il Comune?

Ho da poco partecipato a una riunione all’Asst con Stradoni e Bertoletti. C’era anche il Comitato salvaguardia ospedale di Asola, e sono ben contento di condividere le scelte su questo tema con opposizione. Due sono punti: l’ospedale è la più grossa industria asolana e per questo va mantenuto. In secondo luogo, bisogna fare la medicina che interessa al territorio. Dall’incontro a Mantova, al quale ha partecipato l’ingegnere Leo Traldi, siamo stati rassicurati: ora i 4,5 milioni e il progetto esecutivo ci sono, va realizzato il bando per assegnare i lavori. Si sa che la burocrazia frena, ma siamo a buon punto, anche se vanno messi in conto eventuali ricorsi. Nel 2021, al più tardi nel 2022, dovrebbe essere finito.

Lei era stato candidato alla presidenza della conferenza dei sindaci, ma è stato confermato il sindaco di Cremona. Com’è andata?

L’ho vista come una situazione drammatica per la nostra provincia. Si era concordato che per 3 anni il presidente spettasse a Cremona, poi sarebbe passato a Mantova. L’assessore di Mantova Caprini ha annunciato che il sindaco Palazzi aveva deciso di non farlo, lasciando in carica il collega di Cremona Galimberti. Allora il sindaco di Castel Goffredo, Prignaca, ha proposto la mia candidatura. Il risultato si è visto, Mantova ha votato contro, anche per il consiglio di rappresentanza, a favore di Crema e Casalmaggiore... Io avrei votato Palazzi, così come qualsiasi altro candidato mantovano, anche di sinistra: l’obiettivo era che Mantova avesse potere decisionale. Ringrazio Prignaca per avere rivelato questa assurdità tutta mantovana.

C’è intesa tra i Comuni della zona?

Ho un buonissimo rapporto con Castel Goffredo, insieme facciamo 24mila abitanti, come con tutti gli altri. Anche Canneto e Acquanegra, usciti dalla polizia locale, magari potrebbero ripensarci.

Quali sono le priorità per i prossimi mesi?

Riparare qualche strada, salvaguardare l’ospedale, decidere il futuro di Palazzo Mangeri e del Municipale, senza dimenticare il teatro. In più, valutare il da farsi per la pista di atletica e per le ciclabili. Ne servirebbe una in uscita dal paese su via Mantova, a servizio dei negozi: i ciclisti rischiano molto. —


 

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