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Mantova, stranieri regolari in difficoltà: «La burocrazia li penalizza»

L’operatore della Cisl: «Domande di cittadinanza respinte per formalità». Il problema: persone che lavorano sono vessate da norme troppo rigide. La prefettura: le nostre porte sono sempre aperte per risolvere situazioni come queste

Nicola Corradini
1 minuto di lettura

MANTOVA. «Troppi stranieri respinti per formalità burocratiche, persone che lavorano magari da anni in Italia ma si trovano privati della cittadinanza italiana a causa di norme rigide e irrispettose». Lo sfogo è di Luigi Arioli, dello sportello immigrazione della Cisl. Insomma, una persona che i problemi di chi entra nel nostro Paese da tutti i continenti per cercare un futuro diverso, in regola e attraverso un lavoro, li sente quotidianamente. Ogni giorno nell’ufficio di via Torelli, entrano tra i dieci e i quindici immigrati per chiedere un aiuto, una guida, nella selva di normative e adempimenti da compiere. Tra questi, anche quelli per ottenere la cittadinanza come prevede la nostra legislazione.

«Purtroppo è emerso che, a seguito dell’inasprimento delle normative vigenti – dice Arioli, reduce da un’iniziativa organizzata da alcune associazioni nell’ambito del Festival dei diritti promosso da Csv, il Centro di servizi per il volontariato – queste persone sono continuamente vessate con norme rigide».

«Sono emersi atteggiamenti da parte della burocrazia pubblica, compresa la Prefettura, che a seguito di queste norme, sta respingendo tantissime domande con motivazioni che fatico a comprendere – prosegue – ad esempio, una signora ghanese, già moglie e madre di cittadini italiani, si è vista respingere la propria domanda perché nei certificati in possesso risultava nata ad Accra in Ghana mentre, nel certificato predisposto dal suo paese di origine, c’era scritto che era nata a “Osu municipalità di Accra”. Insomma, Comune di Accra. Ma la Prefettura ha respinto la domanda. Un altro caso. Una signora di origini brasiliane ha fatto domanda per sè e le sue due figlie. Negli ultimi dieci anni ha sempre lavorato con redditi molto superiori a quelli richiesti, ma si è trovata nel 2016 ad avere un reddito molto inferiore per motivi di salute. La signora ha dimostrato che sia prima che dopo ha avuto redditi superiori, ma non è servito perché non previsto dalle normative. Le tre domande sono state respinte». E conclude: «Questa è una cosa assurda, non solo perché servono almeno quattordici o quindici anni per ottenere la cittadinanza, ma anche per l’abitudine a Mantova, di rispondere solo dopo un anno e non immediatamente come accade in molte parti d’Italia».

Dalla Prefettura rispondono che «le nostre porte sono sempre aperte, se ci sono situazioni da chiarire o da risolvere. Siamo a disposizione, siamo al servizio dei cittadini. Ovviamente applichiamo le leggi ed facciamo tutti i controlli sulle documentazioni che arrivano da Paesi di tutto il mondo. Non possiamo in questa sede rispondere di singoli casi, in particolare sulla stampa per una questione di riservatezza, ma i nostri uffici sono sempre aperti a confronto. Abbiamo inoltre svolto molti incontri con i patronati sindacali su questi temi». —

NC
 

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