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Rimosse e distrutte le tre bombe a mano, via Giustiziati tira un respiro di sollievo

Gli ordigni recuperati nel controsoffitto di in un appartamento abitato fino a sei mesi fa e fatti brillare a campo Canoa. Evacuato il palazzo

Roberto Bo
2 minuti di lettura

MANTOVA. «Erano tutte e tre con la sicura e quindi il recupero è stato relativamente facile. Ora andiamo a campo Canoa per la distruzione». Sono da poco passate le 14 quando via Giustiziati, e soprattutto i residenti al civico 3, tira un respiro di sollievo.



Poca paura e tanta curiosità giovedì pomeriggio per le operazioni di rimozione delle tre bombe a mano rinvenute lunedì scorso in un alloggio in via di ristrutturazione al quarto piano di un edificio storico lungo la strada che scorre alle spalle di Palazzo della Ragione.



La zona, a partire dalle 13, era già stata tutta transennata per precauzione e tutti i residenti fatti evacuare: nove famiglie per un totale di una ventina di persone.

Una delle tre bombe a mano recuperate 


Le tre bombe a mano, residuati risalenti agli anni Quaranta e di fabbricazione italiana (diametro 7 centimetri, altezza 12) erano state rinvenute dagli operai che stanno svolgendo i lavori di ristrutturazione. Erano tutte nascoste tra le travi di una vecchia controsoffittatura del bagno. Prima della rimozione erano state fotografate e le immagini inviate agli artificieri dell’esercito.



Ieri pomeriggio in via Giustiziati sono arrivati gli uomini del 10° Reggimento genio guastatori di Cremona competenti per questo tipo di operazioni in tutta la Lombardia. Sono saliti al quarto piano e sono usciti pochi minuti dopo con le bombe custodite in una cassetta metallica. «Erano tutte in sicurezza – hanno spiegato gli artificieri – e quindi non erano pericolose. Certo in questi casi è sempre meglio rimuoverle e farle brillare».



In via Giustiziati anche gli agenti della Polizia Locale, i carabinieri, la protezione civile e due ambulanze della Croce Rossa coordinate dal dottor Renzo Tarchini, medico Cri ed ex primario di Nefrologia al Carlo Poma.

«Ora siamo sollevati – commenta l’amministratice del palazzo – pensi che quell’appartamento era abitato fino a sei mesi fa. Poi è iniziata la ristrutturazione e quel controsoffitto era l’unico arredo che i proprietari volevano lasciare. Ma ad un certo punto si è un po’ imbarcato e allora hanno deciso di toglierlo. E nell’intercapedine sono spuntate le tre bombe». L’allarme era scattato lunedì scorso attorno alle 15.30 nell’ appartamento del palazzo al civico 3, dove ha sede il negozio di cosmetici e prodotti per la pulizia della casa Tigotà. I carabinieri sono accorsi per primi, hanno subito sgomberato il cantiere e sigillato l’appartamento.



Non prima, però, di aver fotografato i reperti, due a portata di mano, il terzo incastrato tra due travi. Sono stati gli specialisti del nucleo di Milano, in base alle fotografie, a classificare le bombe di produzione italiana e del tipo Srcm e a determinare il da farsi.


«Nessuna urgenza o pericolo immediato di esplosione» era stato il responso. E da quella risposta è stato predisposto il piano di recupero e di distruzione degli ordigni concluso nel pomeriggio. 




 

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