Il ’500 al Polirone passa in archivio con 8mila presenze
Grande soddisfazione per la mostra "Da Correggio a Giulio Romano"
Oriana Caleffi
SAN BENEDETTO PO. Grande soddisfazione a San Benedetto Po per la mostra "Il Cinquecento a Polirone - Da Correggio a Giulio Romano", a cura di Paolo Bertelli, allestita nel refettorio monastico e nella basilica giuliesca. L’importante esposizione ha chiuso lunedì 6 gennaio con più di 8.000 biglietti staccati, con visitatori provenienti dall’Emilia, dal Veneto e, nel periodo natalizio, pure dalla Toscana e dal Piemonte, espressione di un turismo culturale che va alla ricerca anche dei piccoli borghi che, però, conservano ingenti patrimoni della loro storia passata.
Molti di questi turisti erano, infatti, appassionati o impegnati nel settore culturale-artistico, quindi motivati a prendere visione non solo della produzione giuliesca ma in particolare dell’eccezionalità dell’anta del Correggio o del Cenacolo del Bonsignori. «Una presenza tanto numerosa e qualificata di turisti – dice il sindaco Roberto Lasagna – è un dato che va oltre quelle che erano le nostre aspettative, frutto di un gioco di squadra che ha visto in prima linea il Comune, affiancato dalla Parrocchia e dagli Amici della Basilica, con il supporto di Palazzo Ducale, della Curia e del Comune di Mantova. Siamo veramente orgogliosi di un risultato che all’inizio sembrava un azzardo».
Anche l’assessore alla cultura Vanessa Morandi evidenzia il suo compiacimento. «Per un paese di meno di 7.000 abitanti – afferma – si tratta di un grande successo, per il quale è doveroso un grazie a tutti coloro che hanno dato supporto scientifico, logistico, didattico, o di semplice volontariato. Mi riferisco agli Amici della Basilica e agli Amici del Museo, che hanno accolto i visitatori, ma anche a chi ha realizzato concerti, convegni o eventi collaterali alla mostra. Un grazie particolare va al Comune di Badia Polesine e agli amici che hanno sostenuto l’importante prestito del Cenacolo, che rimarrà esposto nel refettorio sino a fine 2020. Tutti insieme abbiamo creduto che San Benedetto non potesse mancare nell'anno di Giulio Romano».
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