Fine della pena: Piervittorio Belfanti è uscito dal carcere
L’ex re mantovano dei ristoranti è libero dall'8 gennaio. Era in cella dal giugno del 2017 dopo l’operazione “Formula”
Rossella Canadè
MANTOVA. Fine pena. Piervittorio Belfanti è stato scarcerato. L’ex re dei ristoranti l'8 gennaio è uscito dal carcere dove era rinchiuso dal 27 giugno 2017. Il tribunale di sorveglianza gli aveva negato la richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa. Scaduta questa prima misura cautelare, all’orizzonte di Belfanti ci sono le sentenze in arrivo sulle inchieste successive che si sono accavallate in questi anni, dai reati fiscali, alle truffe, all’accusa di associazione a delinquere. Nel dicembre dello stesso anno era stato colpito da una nuova misura cautelare: si era autoaccusato di essere un tossicodipendente per evitare, secondo l’accusa, di scontare una pena di tre anni, due mesi e un giorno inflitta dalla Corte d’appello di Brescia e poter essere ammesso ad un programma di affidamento in prova.
Quel giorno del giugno 2017 i carabinieri avevano suonato alla sua villa di Marmirolo all’alba, il giorno precedente il tuffo annunciato sul Mantova calcio, quando Piervittorio sognava di mettere sul piatto 620mila euro tra gli applausi dei tifosi.
Associazione a delinquere finalizzata a truffe e reati tributari: dalle auto usate contraffatte, all’intestazione fittizia di una serie di locali del centro a prestanome per evadere il fisco. Ufficialmente nullatenente, con un reddito dichiarato l’anno scorso di 246 euro. Questi i reati che quel giorno erano stati contestati aBelfanti, che dalla caserma di via Chiassi era stato portato in cella in via Poma. L’operazione “Formula”, coordinata dalla Procura di Mantova e messa a segno da carabinieri, Guardia di Finanza, polizia giudiziaria e polizia stradale, aveva portato ad indagare altre diciassette persone, undici delle quali sottoposte a misure cautelari. Nel blitz di quella notte era stato sequestrato mezzo milione di euro. L’indagine aveva preso le mosse dal processo Remax, che aveva smascherato un traffico di auto di grossa cilindrata usate con il chilometraggio truccato. L’inchiesta aveva portato a scandagliare tutte le sue attività economiche in cui non figurava né socio né amministratore, ma aveva messo persone di sua fiducia come prestanomi per evadere le tasse e scantonare i sospetti sull’accumulo illecito di soldi.
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