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Vite ai margini: storie di solitudine e disoccupazione senza lieto fine

Dall’anziano che cerca un aiuto in casa alla coppia costretta a vivere in strada

Igor Cipollina
2 minuti di lettura
(ansa)

MANTOVA. Non intercettano soltanto lo smarrimento dei cittadini di fronte al muro di gomma della burocrazia, i nove sportelli sociali dello Spi Cgil, ma anche il disorientamento umano di chi è deragliato oltre i margini della società. Prospettiva tutt’altro che remota in un contesto ancora di crisi, dov’è sufficiente una spinta, pure leggera, per franare: la perdita del lavoro, la solitudine, la malattia. Lo Spi Cgil ha raccolto tre storie, tre casi emblematici di questo tempo balordo, un’età di relazioni sfilacciate che necessita di ritrovare la misura nell’ascolto. Tre casi anonimi, come impone il rispetto prima della privacy, ma ai quali non è difficile attribuire un volto e una sofferenza.

La prima storia racconta di un cinquantenne scheggiato dalla perdita del lavoro e costretto a vivere in una casa di campagna in bilico tra le province di Mantova e Cremona. Un casolare freddo e umido, senz’acqua, luce e gas: una sistemazione di fortuna che comunque lo strappa alla prospettiva della strada. Doveva essere una sistemazione provvisoria. E invece. L’uomo si ammala e finisce in ospedale. Gli operatori dello sportello sociale di Mantova si interessano al suo caso e sono ancora impegnati a fargli ottenere il reddito di cittadinanza e l’aiuto dei servizi sociali.

Un’altra vicenda che ha tenuto a lungo occupati gli addetti allo sportello sociale ha per protagonista una coppia, 70 anni lui, 50 lei. Anche loro senza un indirizzo da abitare, un tetto sotto il quale organizzare la propria quotidianità. Fortuna che sul loro cammino affannoso incontrano una signora gentile, una donna anziana e sola che si offre di dividere gli spazi della grande casa in cui vive. La coppia può finalmente ancorare la propria esistenza incerta all’opportunità della residenza. Peccato che gli agenti della polizia locale incaricati di verificarne la presenza non riescano mai a trovarli. Al punto che il Comune è costretto a sfilargliela, la residenza.

Il finale della storia è ancora più amaro, perché, quando in municipio si presenta l’anziana signora che aveva aperto alla coppia le porte della sua casa, si scopre che la donna ha dei problemi psichiatrici. La Cgil convoca quindi tutti i protagonisti della vicenda per metterne a fuoco i dettagli. Perché la polizia locale non è mai riuscita a trovare la coppia? Risposta: nella casa i due ci dormivano soltanto. Tutto bene, quindi? No, perché alla fine l’anziana ospite viene prelevata dai servizi psichiatrici e la coppia torna a essere senza fissa dimora.

L’ultima è una storia di solitudine e ingenuità. La storia di un 80enne di Mantova che allo sportello chiede di trovargli una persona che lo aiuti in casa, in cambio vitto e alloggio. Gli operatori individuano un 50enne straniero, in cerca di lavoro e sistemazione. L’incastro sembra perfetto. E invece. Quando è il momento di formalizzare, l’80enne realizza di non avere lo spazio per ospitare l’altro. E resta a piangere davanti agli operatori dello sportello. Disperato per la sua condanna alla solitudine.

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