E da Bologna parte l’iter per il rinnovo del contratto nazionale
Contratto robusto anche a livello provinciale, dove interessa 15mila lavoratori, distribuiti su tutte il territorio: dall’Alto Mantovano, con il distretto della calza, al Viadanese, dove si realizzano prodotti per la casa, alla moda maschile di Corneliani e Lubiam, giù fino ai mini-distretti artigianali della Bassa

MANTOVA. È partita da Bologna, con il varo della piattaforma, la marcia per il rinnovo del contratto nazionale del settore tessile abbigliamento industria (in scadenza l’1 aprile). Contratto politicamente robusto, perché è il secondo in Italia per numero di addetti: circa 400mila distribuiti in 46mila aziende, con un fatturato di 55 milioni di euro, in crescita rispetto agli anni precedenti. Contratto robusto anche a livello provinciale, dove interessa 15mila lavoratori, distribuiti su tutte il territorio. Dall’Alto Mantovano, con il distretto della calza, al Viadanese, dove si realizzano prodotti per la casa, alla moda maschile di Corneliani e Lubiam, giù fino ai mini-distretti artigianali della Bassa.
Unitaria e approvata all’unanimità, da oggi la piattaforma contrattuale sarà presentata ai lavoratori, che oltre a esprimer il proprio voto saranno sollecitati a proporre degli emendamenti. Così fino al 28 febbraio, quindi, concluso il largo giro di assemblee nelle fabbriche, il 3 marzo i sindacati si ritroveranno a Bologna per approvare il testo definitivo. Il passo successivo prevede l’avvio della trattativa con la controparte della federazione Sistema Moda Italia.
Ieri a Bologna c’erano il segretario generale della Filctem Cgil Mantova, Michele Orezzi, e la segreteria al completo: Patrizia Sperandio, Andrea Loddi, Federico Chiavolelli, Carla Chiusi (ex rsu Corneliani) e Alessandra Azzali (rsu Lubiam). Per la Femca Cisl Asse del Po c’erano la segretaria Rosaria Scibilia e Raffaella Scaini(Rsu Pompea).
Come ogni contratto, anche questo del settore tessile abbigliamento industria è articolato in due parti, una che riguardi i diritti, l’altra orientata al salario. Nella prima parte della piattaforma approvata, i sindacati hanno cercato di affrontare i nodi e le contraddizioni aperte di un settore squilibrato, «dove spesso i grandi committenti strozzano la filiera delle aziende più piccole». Invece di redistribuire la ricchezza del Made in Italy. Per quanto riguardo il capitolo salari, la richiesta è di un aumento di 115 euro sui minimi, tenendo conto della partita inflattiva.
I commenti dei lettori