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Gli anziani di Roverbella chiedono servizi: il primo timore? L’infelicità dei figli

Presentata all’Auser la ricerca sulla popolazione tra 65 e 84 anni realizzata nell’ambito del progetto Gerusia

Matteo Sbarbada
2 minuti di lettura

ROVERBELLA. Il nonno tuttofare, specializzato in piccole riparazioni casalinghe, e la nonna che prepara marmellate e realizza maglioni per i nipoti. Un’immagine familiare a tanti che pare, però, superata dai tempi. Questo il risultato dell’indagine sulla popolazione anziana di Roverbella presentata il 18 gennaio davanti a un folto pubblico all’Auser di via dell’Artigianato.

La ricerca è nata nell’ambito del progetto Gerusia, voluto dalle associazioni locali del terzo settore e dall’amministrazione comunale e finanziato dal Bando Volontariato 2018. L’obiettivo era quello di rilevare le condizioni degli anziani nel territorio e conoscere i loro bisogni e interessi, in modo da costruire un’azione di promozione di una vita attiva.

A raccogliere i dati, con interviste “sul campo”, è stato un gruppo di una quindicina di ragazzi e ragazze del paese, che hanno somministrato questionari agli anziani. Ad essere coinvolta è stata la fascia d’età 65-84 anni. Su un totale di 1.681 persone, la fascia di riferimento, 652 hanno concesso di farsi intervistare, circa il 39%. Molti gli spunti che emergono dalle statistiche. A partire dai timori che attanagliano gli anziani.

La morte o la malattia di amici e familiari, la propria invalidità, la possibile infelicità dei figli, fanno più paura della propria morte. Alta la preoccupazione anche per i furti e per i reati di cui si sente parlare sui media. A tal proposito, Roverbella viene considerata un luogo generalmente sicuro, ma il 76% pensa che sia comunque meglio dotare la propria casa di un antifurto e il 35% è convinto che sia meglio evitare alcune zone perché considerate a rischio. Favorevole il giudizio sull'operato delle forze dell'ordine e sul controllo di vicinato.

Dove intervenire? I servizi considerati carenti e per i quali sono richiesti interventi sono i servizi residenziali, socio assistenziali diurni e a domicilio. A seguire interventi per la viabilità, ciclabili in primis, e servizi aggregativi per i giovani. Ampia è l’autonomia negli spostamenti, con il 75% che guida l’auto e nella quasi totalità dei casi lo fa con frequenza.

La situazione economica è nel complesso tranquilla e l’abitazione è quasi sempre di proprietà e autonoma. Su questo aspetto il timore è per i figli. La preoccupazione per il peggiorare della propria situazione economica è alta per il 24%, mentre sale al 47% se riferita ai figli. Tra anziani e figli gli incontri (90%) e le telefonate (93%) sono giudicati frequenti ed esiste una situazione di reciprocità.

Il cambiamento riguarda gli stili di vita. Il 33% degli intervistati utilizza le nuove tecnologie, percentuale che sale a 55 nella fascia 65-69 anni. Computer, smartphone e una grande attenzione per internet, utilizzato di frequente per seguire i social, cercare informazioni e tenersi in contatto con parenti e amici. Di contro si abbassano le percentuali di attività considerate classiche. Ad impegnarsi in piccole manutenzioni in casa è solo il 13% del campione, mentre i lavori di cucito, ricamo e maglia per se stessi e i familiari riguardano poco più del 9%. Marmellate e confetture fatte in casa? Solo per poco più dell’8%.

Il bar e le feste di paese restano i luoghi più gettonati per il tempo libero, con mostre, concerti, cinema e teatro apprezzati solo da una piccola minoranza. Il movimento, però, non manca tra passeggiate a piedi e in bicicletta. Scarsa la partecipazione civica, con l’83% del campione che afferma di non aver mai collaborato ad attività comunitarie a carattere ricreativo o nell’assistenza di categorie fragili. I motivi sono mancanza di tempo e, ora, mancanza di forze. Quel che è certo è l’amore per il proprio paese e le proprie radici. L’85% non vorrebbe vivere altrove.

I dati sono stati presentati dalla sociologa Roberta Furlotti, esperta in ricerca sociale, affiancata da Renato Bottura, geriatra e direttore scientifico degli Istituti Mazzali, e Davide Boniforti, psicologo di comunità. Il progetto è stato promosso da Avis di Malavicina, Cooperativa Sociale La Quercia, Caritas, Auser e Avis di Roverbella, Csv Lombardia Sud, dalle associazioni La Molinella e Antares e dal Comune di Roverbella. Prezioso il supporto della rete scolastica di Alternanza Civica e Collaborativa, della Provincia con il progetto Co-Mantova e della Camera di Commercio.

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