Un documentario ricorda don Paolo, prete degli ultimi e dell’accoglienza
Seguì gli insegnamenti di don Mazzolari e don Milani. La sua storia raccontata anche dai testimoni dell’epoca
Stefano Rasori
GAZZUOLO. La figura di don Paolo Antonini (classe 1921) “il prete dell'accoglienza”, parroco di Gazzuolo dal 1961 al 1978, prima parroco di Breda Cisoni e, dopo Gazzuolo, a Casalmaggiore è stato il tema del film-documentario di Pierluigi Bonfatti Sabbioni proiettato nella sala assemblee dell'oratorio di Gazzuolo durante la serata organizzata dalle parrocchie di Gazzuolo e Belforte e dalla biblioteca “A. Placchi”.
Il documentario ripercorre la vita di don Paolo dagli anni del dopoguerra a quelli delle contestazioni fino alla globalizzazione, quando accogliere diventa per lui la priorità di ogni cristiano. Seguì gli insegnamenti di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani “anche se – spiegava - mi dicevano di lasciar perdere gli scritti di don Primo e di dedicarmi allo studio dei testi”. Un prete che “ha vissuto e sino in fondo il Vangelo”. Un uomo “con i limiti degli uomini ma con una profondissima umanità”.
La sua era la chiesa dei poveri, degli ultimi, dei diseredati, dei malati, degli oppressi. Di tutti coloro che combattevano contro il potere dell’oppressione, del denaro e del capitalismo. Numerose le testimonianze di chi l’ha conosciuto nel paese natale di Fossacaprara, a Breda Cisoni, Gazzuolo, Casalmaggiore e in ultimo, prima della sua scomparsa il 23 novembre 2009, a Bozzolo.
Particolare e dettagliata la testimonianza di Renzo Zardi di Breda Cisoni, il primo battezzato da don Paolo che ha condiviso il suo ultimo pasto prima del decesso. Don Paolo ha lasciato segni importanti nei tre paesi dove ha vissuto la sua missione di parroco e anche a Gazzuolo i giovani di allora lo ricordano come un prete che ha dato molto al paese e alla parrocchia fondando, fra l’altro, nei primi anni ’70 uno dei primi circoli Acli della zona, realizzando un nuovo complesso edilizio al posto del vecchio oratorio parrocchiale. Lasciava molto spazio ai giovani, alle loro idee e iniziative in tutti i campi, molti ricordano i presepi “provocatori” realizzati ogni anno e sempre diversi a Natale che, per quegli anni, erano molto all’avanguardia rispetto alla tradizione e che toccavano i temi sociali di allora.
Attraverso il racconto di testimoni oculari, Bonfatti Sabbioni ha riproposto la cronologia della storia di don Paolo dall’ingresso in seminario giovanissimo, dove venne ordinato sacerdote nel 1945, al decesso in Domus a Bozzolo nel 2009. A Casalmaggiore prese in mano la parrocchia che era appartenuta fino ad allora a monsignor Brioni. Qui l’apertura della Casa dell’accoglienza per quelli che allora venivano chiamati “extracomunitari” (oggi sono i “migranti”), che fungeva inizialmente da alloggio per i lavoratori stagionali ma poi divenne rifugio per tutto l’anno, fu probabilmente l’opera che più lo identificò sia in paese che fuori. Don Paolo Antonini è seppellito nel cimitero di Fossacaprara rispettando la sua volontà, nella nuda terra, una croce, il nome.
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