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Il bar chiuso per mafia tenta il ricorso al Tar, i giudici gli danno torto

Il provvedimento era stato emesso dal prefetto. La società proprietaria del locale si è rivolta al tribunale amministrativo per chiedere l'annullamento dell'interdittiva antimafia, ma i giudici hanno respinto la richiesta

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MANTOVA. Il locale, ben piazzato nel salotto pedonale della città, sembrava già decollare verso il successo. Peccato che le indagini abbiano ravvisato dietro le vetrate pulite e il candore dei tavolini del Bakery cafè di via Cesare Battisti l’odore di marcio della criminalità organizzata. E, in particolare, l’iniziativa imprenditoriale di un 38enne calabrese arrestato nell’ambito di un’inchiesta sul traffico internazionale di droga gestito dalle cosche. Questo, il 7 novembre dello scorso anno, aveva fatto scattare la chiusura del locale, sulla scorta di un provvedimento del 24 ottobre, emesso dal prefetto, in cui si attesta che «nei confronti della Bakery & co. srls (società che ne risulta proprietaria, ndr), sussistono i rischi di condizionamento da parte della criminalità organizzata...». La Bakery non s’è rassegnata e ha tentato subito la carta del ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro la Prefettura e il Comune di Mantova. Puntando sull’annullamento dell’interdittiva antimafia emessa dal prefetto e del conseguente provvedimento dello Sportello Unico del Comune che ha dichiarato inefficace la segnalazione certificata di inizio attività, e quindi sancito l’immediata chiusura del locale.

Il 10 gennaio i giudici della prima sezione del Tar di Brescia hanno respinto l’istanza di sospensione dei due provvedimenti ritenendo che nell’interdittiva del prefetto, così si sono espressi i giudici del Tar, «risultano ben evidenziati i molteplici e ricorrenti collegamenti della società ricorrente con altre società e altri soggetti già destinatari di informazione interdittiva antimafia». Cosa che ha indotto i giudici «a ritenere con carattere di attendibilità la possibile presenza di fattuali emersioni suscettibili di determinare un condizionamento dell’attività di impresa». Secondo il Tar nel provvedimento del prefetto di Mantova sono state inoltre rispettate «le coordinate di legittimità» previste per la «tutela preventiva dell’ordinamento rispetto alla diffusione di attività legate a infiltrazioni ovvero da condizionamenti promananti dalla criminalità organizzata».


 

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