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Autofficina abusiva da 2 anni nell’ex porcilaia

Blitz dei carabinieri a Curtatone, arrestato il titolare. Nel capannone anche due lavoratori in nero, uno dei quali clandestino

Roberto Bo
1 minuto di lettura

CURTATONE. Nell'ex porcilaia aveva ricavato un'autofficina. Aggiustava auto e lo faceva da almeno due anni insieme a due collaboratori completamente in nero, uno dei due anche clandestino.

La sua attività non risultava negli atti del Comune, al qualche non aveva mai comunicato l’avvio dell’impresa, nè in quelli della Camera di Commercio.

Un'impresa fantasma, in poche parole, nella quale oltre a lui lavoravano anche due stranieri, di cui uno irregolare sul territorio nazionale ed entrambi senza alcun contratto di lavoro, che pur di portare a casa un misero stipendio per sè e per le loro famiglie operavano in condizioni di sfruttamento della manodopera e in totale disprezzo delle norme di sicurezza in una struttura fatiscente.

I carabinieri della stazione di Curtatone, in collaborazione con il nucleo carabinieri Ispettorato del Lavoro di Mantova, hanno scovato, in strada Argine Cerese, un locale dove un tempo c’era una vecchia porcilaia, oggi trasformato in officina meccanica.

Gli accertamenti hanno consentito di individuare il responsabile, un brasiliano di 34 anni residente a Curtatone, che è stato subito arrestato per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Nell'officina sono stati infatti sorpresi altri due extracomunitari, di cui uno irregolare sul territorio nazionale, intenti a lavorare sul parco auto senza alcun contratto.

In seguito all'ispezione è emersa una triste realtà: retribuzioni palesemente difformi dai contratti collettivi, orari delle prestazioni in violazione alla normativa, condizioni di lavoro degradanti. Tutta una serie di circostanze sulle quali i due lavoratori avevano deciso di sorvolare, pur di portare a casa uno stipendio, anche se minimo per il sostentamento delle loro famiglie. Inoltre l'attività lavorativa veniva espletata in una struttura fatiscente, in totale assenza di norme di sicurezza e senza le prescritte comunicazioni agli enti deputati al controllo.

Secondo quanto appreso dalle testimonianze raccolte durante il blitz, si ritiene che l’attività andasse avanti da quasi due anni.

Oltre al rito direttissimo, che si svolgerà nelle prossime ore in tribunale a Mantova, sono in corso ulteriori accertamenti amministrativi da parte degli organi competenti.




 

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