Case a tempo del Comune di Mantova: cento le famiglie assistite
Dal 2017 il welfare abitativo passa per i progetti costruiti a misura di persona. La collaborazione con la Caritas diocesana e con tante altre associazioni
Sandro Mortari
MANTOVA. Più di cento famiglie cosiddette “fragili” aiutate e accompagnate, dal 2017, grazie ai vari progetti di housing sociale messi in campo dal Comune di Mantova. Padri e madri separati, single senza lavoro, ragazze madri, famiglie sfrattate, donne vittime di violenza: c’è un vasto spettro di società che ricorre ai servizi sociali comunali e a cui l’ente locale risponde con una serie di iniziative che vanno oltre il mero assistenzialismo ma che si traducono in una serie di opportunità per le famiglie in difficoltà. Una casa per chi non ce l’ha ma solo temporaneamente, al massimo per un anno, e non gratis.
Recentemente la giunta ha approvato la convenzione con l’associazione Abramo onlus e la Caritas che consente di mettere a disposizione degli alloggi sia di housing sociale per complessivi 25 posti distribuiti a Colle Aperto, Gambarara, Formigosa e in altri Comuni dell’hinterland, che di accoglienza per l’emergenza in un monolocale nella Comunità Mamré a Mottella di San Giorgio e per adulti sempre nella stessa comunità (è l’alloggio Il cireneo, otto posti letto, possibilità di cambiarsi e di avere un pasto caldo o anche di poterselo cucinare). Per sostenere il progetto il Comune verserà all’Abramo 50mila euro sino alla fine dell’anno, quando scadrà la convenzione. Che istituisce anche «Il tavolo delle accoglienze» tra Comune e Abramo per la gestione dei vari casi.
Oltre a quella con la Abramo, sono molte le convenzioni di housing sociale sottoscritte dal Comune. Si parte da "Io sono anche per te", 6 alloggi a rotazione continua (sono transitati 28 nuclei) al costo di 39.600 euro per i primi due anni e 45.000 per 2019 e 2020. "Ti sgancio": 5 alloggi destinati a disabili non motori» e separati, anche con figli (unica spesa arredo e utenze); qui sono transitati 18 nuclei familiari. Poi ci sono gli alloggi Cà Bassa, a Colle Aperto, scesi da 21 a 15 (438 euro al mese per ogni unità, bollette comprese, più contributo al Sepris per l'accompagnamento): qui sono transitati oltre 50 famiglie, alcune per brevi periodi. La Rondine (24.000 annui), cinque posti al Villaggio Sos oltre a un appartamento di sgancio, sempre Villaggio Sos, per un totale 9 posti. Infine, vi è un housing diffuso che viene attivato con convenzioni consortili (casa della Rosa, Epimeleia).
«L’housing sociale rappresenta una delle innovazioni più significative realizzate dai servizi sociali in questi anni - afferma l’assessore al welfare Andrea Caprini - Prima non c’era nulla di strutturato in tal senso, oggi abbiamo diverse soluzioni abitative sempre temporanee che ci permettono di intercettare e gestire varie situazioni di fragilità».
E spiega: «Con ciascuna persona si costruisce un progetto specifico e viene presa in carico dai servizi, monitorata da vicino, accompagnata verso l’autonomia. Mettiamo in campo tutti gli strumenti a nostra disposizione per aiutare le famiglie in difficoltà, ma in cambio chiediamo alle persone di attivarsi; non si tratta di assistenza economica passiva, ma di un patto sociale che impegna l’utente a rispettare gli accordi. Così si è trasformato il welfare - conclude Caprini - costruendo nuovi servizi e offrendo opportunità, aiutando le famiglie a rialzarsi e a recuperare fiducia e dignità».
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