Matrimoni in aumento a Mantova. Calano divorzi e separazioni
In città le nozze con il rito civile prevalgono su quelle celebrate in chiesa. Stabili le unioni civili: otto come nell’anno precedente e nessun scioglimento
Sandro Mortari
A Mantova ci si sposa di più ma si privilegia il rito civile, davanti al sindaco o a un suo delegato. È quanto si evince dai dati diffusi dall’ufficio di stato civile del Comune di Mantova per quanto riguarda il 2019. L’anno scorso sono state 33 le coppie che hanno scelto di pronunciare il fatidico sì davanti a un sacerdote, mentre ben 119 quelle che, invece, si sono rivolte in Comune. I due modi diversi di contrarre il matrimonio hanno avuto andamenti diversi. Le nozze in chiesa sono diminuite visto che nel 2018 erano state 49; quelle, invece, in Comune sono aumentate (erano 98). Complessivamente, i matrimoni in città l’anno scorso sono stati 152 contro i 147 dell’anno precedente. Negli ultimi cinque anni, quello con più matrimoni è stato il 2016 con 175, seguito dal 2015 con 157 e dal 2017 con 156. Il numero di matrimoni religiosi è stato pressoché costante negli ultimi cinque anni: 49 nel 2015, 47 nel 2016, a 49 sia nel 2017 che nel 2018; quelli civili, invece, hanno avuto dei picchi alteranti a cadute: 108 nel 2015, 128 nel 2016, 107 nel 2017 e 98 nel 2018. Da registrare che sono state 60 le nozze, nel 2019, in cui uno dei due sposi aveva la cittadinanza straniera (il dato più alto dal 2015).
Ci si sposa di più e ci separa di meno, dicono ancora i dati. Dal 2015 si può sciogliere il vincolo matrimoniale davanti all’ufficiale di stato civile, senza complicazioni di avvocati e giudici, con una spesa modica di sedici euro (a patto, però, di essere consenzienti, non avere figli e di non avere mire sul patrimonio del coniuge). È il cosiddetto divorzio breve che si ottiene nel giro di appena sei mesi. Nel 2019 tra divorzi e separazioni sanciti in Comune sono state 59 le coppie scoppiate contro le 71 dell’anno precedente. Le separazioni sono drasticamente diminuite, passando in un anno da 32 a 17; in aumento, invece, i divorzi, saliti da 38 a 42. Il dato storico mostra un andamento abbastanza regolare del loro numero. Nel 2015, anno di entrata in vigore della riforma, le separazioni davanti all’ufficiale distato civile furono 24; l’anno successivo scesero di un’unità per poi salire a 34 nel 2017. Stessa andamento per i divorzi: 49 nel 2015, 45 nel 2016, 27 nel 2017.
La legge consente anche di sfruttare l’istituto della negoziazione assistita, e cioè di ottenere divorzi o separazioni, anche modificando precedenti accordi, solo con l’assistenza degli avvocati ma senza rivolgersi ai giudici. Questa procedura nel 2019 è stata scelta da sei coppie, due in più rispetto al 2018. Nessuna coppia ha scelto di modificare gli accordi precedentemente raggiunti, mentre un anno fa è stata solo una a farlo.
Da settembre 2016, quando è stata approvata la legge Cirinnà, il Comune può registrare anche le unioni civili, cioè quelle tra persone dello stesso sesso. Da due anni a questa parte il loro numero è rimasto stabile. Otto erano nel 2018 e otto sono state nel 2019. Si era partiti con dodici unioni civili registrate da settembre a dicembre 2016 per poi salire a 15 l’anno successivo. A quel punto si è andati avanti a otto unioni all’anno. Unioni che resistono nel tempo. In quattro anni sono state soltanto due quelle sciolte e tutte nel 2017. Sono due anni, dunque, che quelle coppie vanno a gonfie vele. —
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