Il dramma della Siria raccontato a Mantova dal monaco catturato dalla jihad
Nella chiesa di San Francesco si è tenuto l'incontro con Padre Jacques Mourad
Eleonora Trentini
MANTOVA. La Siria vive anche dentro la realtà di Mantova. L’associazione Amata Siria sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione verso la dura realtà della nazione mediorientale. Nella chiesa di San Francesco si è tenuto l'incontro con Padre Jacques Mourad, che in Siria ha vissuto a lungo, ne ha toccato con mano le difficoltà, la guerra e la prigionia. «Questo vuole essere un incontro di ascolto, condivisione, comprensione di questa realtà così lontana ma così vicina – ha introdotto Fra Fabio del convento di San Francesco – è rivolto a tutti coloro che vogliono costruire un mondo diverso e migliore, attraverso la pace e la condivisione».
Padre Jacques ha raccontato: «Ho sentito la chiamata di Dio, che mi ha spinto ad andare in Siria, luogo dove cristiani e musulmani sono stati sempre abituati a vivere insieme. La mia missione era quella di favorire sempre più questa unione attraverso incontri interreligiosi e scambi costruttivi di idee diverse. La guerra ha complicato la situazione, il coraggio sembrava si fosse perso».
Come spiegato nel suo libro “Un monaco in ostaggio”, il 21 maggio del 2015 ha segnato una data importante per il religioso. «Quando sono stato catturato dai Jihadisti – ha ricordato – ho vissuto giorni pieni di violenza e di odio, fino a quando ho sentito che Dio mi stava donando, in un momento così difficile, la mitezza d’animo. Sentivo la pace nel cuore, mi sono tenuto lontano i sentimenti malvagi, nonostante ne fossi circondato. Dopo più di quattro mesi, dopo varie messe celebrate di nascosto e diversi bombardamenti, ho sentito dentro di me che dovevo scappare. E così, grazie a un amico musulmano che mi ha aiutato, sono tornato alla vita». Infine, la decisione per la sua vita attuale: «Dopo un periodo passato in Iraq, nel Kurdistan, dove ho ricreato una comunità e ho ricominciato a sentirmi bene – ha concluso Padre Jacques – ho deciso di ritornare in Siria. Ricordiamoci che nulla è mai perduto; dobbiamo mobilitarci tutti per ottenere la pace». —
Eleonora Trentini
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