Navigator, colloqui per 1.290 persone. Firmati i primi 204 patti per il lavoro
Nessun beneficiario della misura ha ancora trovato un posto. In 398 esclusi dal percorso di inserimento lavorativo
Sandro Mortari
MANTOVA. L’ambizione di chi ha ideato il reddito di cittadinanza è quella di avviare disoccupati e inoccupati lungo un percorso che, alla fine, li porti ad avere un posto di lavoro in modo da rimpiazzare l’assegno pubblico di sostentamento con un salario. Finora, però, almeno nel Mantovano, dopo quasi un anno dall’entrata in vigore della misura anti-povertà voluta da Lega e Cinque Stelle quando governavano assieme, nulla si vede ancora. O meglio. Faticosamente si stanno muovendo i primi passi per mettere a regime la misura, ma ancora non si ha notizia di percettori del reddito di cittadinanza avviati al lavoro.
I numeri. Innanzitutto, si è indietro anche con i numeri. L’Inps ha fatto il punto di quanti, al 7 gennaio scorso, a Mantova e provincia erano beneficiari del reddito di cittadinanza, che risultavano 7.586 (suddivisi in 2.954 nuclei familiari). Ebbene, Regione Lombardia e Centri per l’impiego della Provincia stanno ragionando su appena 2.806 persone. Sono quelle a cui è stato concesso il reddito di cittadinanza al 27 novembre 2019, i cui nominativi sono stati notificati dalla Regione ai cinque Centri per l’impiego. 2.806 persone che sono state così distribuite ai vari Cpi in base alla loro residenza: Castiglione delle Stiviere 705, Mantova 1.232, Ostiglia 263, Suzzara 358 e Viadana 248.
A questo punto entrano in ballo i navigator, coloro che sono stati assunti dal ministero del Lavoro per seguire il percettore del reddito lungo il suo percorso di ricerca di un posto di lavoro. La prima attività messa in campo dai navigator è stata quella di convocare i beneficiari della misura per effettuare le attività di verifica preliminare, e cioè stabilire la sussistenza o meno delle condizioni di esclusione o di esonero dal percorso verso il lavoro oppure verificare il rilascio della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro e aggiornare la loro scheda anagrafico-professionale. Al 31 gennaio scorso i 20 navigator assegnati ai cinque Centri per l’impiego del Mantovano avevano convocato appena 1.290 persone (tutte si sono presentate), meno della metà di quelle in lizza.
Esclusi ed esonerati. Delle 1.290, 217 sono state escluse e 181 esonerate dall’obbligo di partecipare a un percorso di inserimento lavorativo e dirottate, invece, verso i progetti personalizzati di inclusione sociale a cura dei Comuni di residenza. Va detto che gli esclusi sono coloro che non sono ancora maggiorenni, sono occupati, frequentano un regolare corso di studi, sono beneficiari di pensione di cittadinanza, sono titolari di pensione, hanno 65 anni o più, sono disabili; gli esonerati sono, invece, coloro che in famiglia hanno disabili gravi o persone non autosufficienti e bambini con meno di 3 anni, oppure frequentano corsi di formazione o percepiscono assegni di disoccupazione.
Il passaggio successivo è la stipula del patto per il lavoro, nel quale sono individuate le attività finalizzate all’inserimento lavorativo, gli impegni a cui sono tenuti i beneficiari del reddito e le sanzioni previste in caso di mancato rispetto degli obblighi assunti nei confronti dei Centri per l’impiego. Al 31 gennaio scorso sono stati stipulati 204 patti per il lavoro.
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Come si può capire un percorso lungo e farraginoso, reso ancora più complicato dal fatto che i Comuni faticano a mettere a punto quei lavori socialmente utili che chi percepisce il reddito di cittadinanza deve fare per 8-16 ore alla settimana per non perdere l’assegno, in attesa che il Centro per l’impiego gli trovi un’occupazione. Anpal, sostiene che in quattro mesi il sistema abbia dato a 40mila italiani un posto di lavoro: certamente, nessuno ancora nel Mantovano.
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