Coronavirus, in caso di contagio ecco il protocollo del Carlo Poma di Mantova
Riunioni fiume ieri in ospedale. L'Asst in continuo e costante contatto con la Regione per avere nuove indicazioni. Non escluso il potenziamento dei turni al pronto soccorso e percorsi dedicati per i casi sospetti
Roberto Bo
MANTOVA. Riunioni frenetiche per tutta la giornata di ieri al Carlo Poma dopo la notizia dei primi italiani contagiati dal coronavirus in Lombardia. La direzione generale ha convocato subito un tavolo per fare il punto sulla situazione con particolare riferimento ai protocolli attivi da parecchi giorni.
«Al momento – ha spiegato direttore generale dell’Asst di Mantova, Raffaello Stradoni – le nostre strutture funzionano regolarmente e siamo preparati per eventuali emergenze. Restiamo in stretto e costante contatto con la Regione a cui è demandata ogni tipo di informazione alla popolazione». La precisazione del numero uno del Poma si è resa necessaria dopo che si è appreso che in queste ultime ore gli accessi al pronto soccorso e le attività programmate all'ospedale di Codogno, dove un 38enne di Lodi si è presentato giovedì scorso risultando poi positivo ai test, sono state interrotte a livello cautelativo.
«Per coloro che riscontrino sintomi influenzali o problemi respiratori – ha precisato l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera – l'indicazione perentoria è di non recarsi in pronto soccorso ma di contattare direttamente il numero 112 che valuterà ogni singola situazione e attiverà percorsi specifici per il trasporto nelle strutture sanitarie preposte oppure ad eseguire eventualmente i test necessari a domicilio».
Ieri mattina, intanto, nessuna fuga dal pronto soccorso di Mantova, dove l’affluenza era regolare e quindi alta come tutti i giorni. Gli operatori sanitari sono obbligati ad indossare la mascherina solo all’arrivo di casi sospetti.
Ma qual è il protocollo attivo in provincia di Mantova?
Paziente in arrivo al pronto soccorso.
Il paziente viene interrogato dall’infermiere del triage, che in caso di sintomatologia respiratoria e anamnesi indicativa di un rientro dalla Cina non più di 2 settimane dall’inizio dei sintomi pone l’ipotesi di caso sospetto per infezione da 2019-nCoV. L’infermiere indossa subito mascherina, occhiali o protezione facciale, sovracamice idrorepellente, guanti, posiziona al paziente la mascherina chirurgica e lo accompagna nel locale bonifica-isolamento. Medico e infermiere rilevano i parametri e svolgono la prima valutazione clinica. Si contatta poi l’infettivologo per la valutazione diretta e la conferma del sospetto di caso.
In attesa della consulenza, nessuna procedura diagnostica o terapeutica deve essere svolta al di fuori del locale bonifica in cui il paziente viene collocato, ad eccezione di eventuali procedure necessarie per la gestione di criticità cliniche. Confermato il sospetto il medico dispone il ricovero in Malattie Infettive. Se il paziente è stato trasportato al pronto soccorso con autolettiga, il personale del 118 avviserà i colleghi che è in arrivo un caso sospetto.
Ricovero in Malattie Infettive.
Gli addetti al trasporto devono indossare gli idonei presidi e trasferire il paziente in autolettiga nella camera calda del Malattie Infettive. Il paziente viene accompagnato presso l’ascensore, esterno alla degenza e collocato al piano terra, per l’accesso alla struttura di Day-Hospital. Arrivati al primo piano, il paziente viene accompagnato lungo il ballatoio esterno fino all’accesso di sicurezza in prossimità della camera. Si procede poi all’invio dei campioni biologici al laboratorio Analisi dell’Asst e da qui ai laboratori di riferimento individuato dalla Regione.
Gestione del paziente.
Durante la degenza il paziente viene mantenuto in stretto isolamento aereo e da contatto. Non può ricevere visite, né uscire dalla camera, se non per urgenti ed improrogabili ragioni cliniche (ad esempio esecuzione di accertamenti non possibili in degenza), che devono essere certificate e riportate dal medico nel diario clinico. In questo caso il paziente dovrà indossare la mascherina chirurgica per tutto il tempo di permanenza al di fuori della camera di degenza. Una volta arrivato il referto dell’indagine per 2019-nCoV, se negativo può essere rimosso l’isolamento. Se invece l’indagine ha dato esito positivo, il paziente resta in stretto isolamento fino al raggiungimento di una buona e stabile condizione clinica e quando la presenza del virus non risulti più determinabile da un campione prelevato dalla vie respiratorie. —
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