Si abbassa l’età del primo spinello: «Cominciano anche a 13 anni»
In aumento i consumatori giovanissimi. Il direttore della comunità: genitori, attenti al passo successivo
Sabrina PinardiMANTOVA. La prima canna? A tredici, quattordici anni. L’età del primo tiro di marijuana e hascisc si è pericolosamente abbassata: a dirlo è l’Arca di Ospitaletto, che da trent’anni gestisce una comunità di recupero e, da poco più di un anno, anche uno Smi, una sorta di Serd (Servizio per le dipendenze patologiche), ma privato. Si chiama il Filo, è l’unico mantovano accreditato in tutta la Lombardia (che ne conta dodici), e segue più di duecento famiglie con problemi di dipendenza, non soltanto dalla droga: tra i pazienti giocatori d’azzardo e persone con disturbi alimentari. Oltre ai malati psichiatrici e a chi soffre di nuove dipendenze: fra tutti, lo shopping compulsivo.
«L’incremento, tra i nostri utenti, dei giovanissimi – racconta con rammarico il direttore generale, Sergio Bovi – supera il 30%. Cominciano a fumare a 13, 14 anni. Ed è cresciuto anche il numero delle ragazze, tanto che stiamo pensando di attrezzare una sezione della nostra comunità, che è già al limite dei suoi cento posti accreditati, con camere soltanto per loro. Questo per noi è un brutto balzo indietro». Anche per i minori c’è un’attenzione particolare: «È già previsto un accesso a orari differenziati, faremo anche una sala d’attesa e un ingresso a parte».
L’impennata del consumo tra gli adolescenti va di pari passo con la facilità a reperire droghe a prezzi stracciati. E non soltanto marijuana o hascisc. «Ci sono sempre più sostanze chimiche: la Relazione europea sulla droga cataloga 200 nuove sostanze. Tra queste, per esempio, ci sono 48 nuovi oppiacei sintetici. È tornata l’eroina, è cresciuta la cocaina, ed è arrivato anche da noi il fentanyl (un oppiaceo sintetico, nato come potente antidolorifico, che negli Usa fa strage). C’è molta offerta e costa meno. Per farsi “una pera” qualche anno fa si spendevano 30 euro, oggi ne bastano 5».
Alle condizioni esterne che favoriscono lo sballo si aggiunge la spavalderia dei ragazzi, talvolta difficili da imbrigliare. «Le racconto un episodio. Qualche mese fa – prosegue Bovi – si sono presentati qui quattro genitori di ragazzi dai 15 ai 17 anni, preoccupati per aver trovato in uno zaino una bustina di marijuana. Una delle mamme, da un messaggio sul telefonino del figlio, qualche tempo dopo ha scoperto che rubava dal suo portafoglio i soldi e la tessera sanitaria: comprava le sigarette di canapa light dai distributori automatici, per poi svuotarle in parte e aggiungerci marijuana».
Come capire se un figlio fuma o si impasticca? «I segnali più frequenti sono il cambio d’umore, un calo di rendimento a scuola, il silenzio in casa, nuove amicizie».
Alla domanda su quando cominciare a farsi delle domande, la risposta di Bovi è una soltanto: il prima possibile. «Molti mi raccontano di aver scoperto che il figlio si fa le canne, ma non si preoccupano perché “tanto lo fanno tutti”. “Cosa vuoi che sia una canna al sabato sera?” dicono. Io rispondo che il cento percento delle persone che ho in comunità hanno cominciato con le canne. È vero che non tutti quelli che fumano marijuana poi passano ad altre sostanze, ma da genitore non correrei questo rischio. Oltre al fatto che continua a crescere la poli-assunzione, l’uso di più sostanze insieme: i ragazzi non sanno nemmeno cosa buttano giù. Non si può, inoltre, sdoganare l’idea che serve qualcosa di artificiale per stare bene».
E poi c'è la scienza. Per un adolescente, il cui cervello non è ancora completamente formato, l’effetto della marijuana è devastante: «La radiologia per immagini dimostra che l’uso di Thc (il principio attivo della cannabis) in età giovane provoca, per esempio, un minore sviluppo della corteccia prefrontale, che è sede delle emozioni e del potere decisionale».
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