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Case di riposo esposte al rischio contagio: «Stiamo esaurendo persino i disinfettanti»

Bloccati gli approvvigionamenti dei dispositivi di sicurezza. Pronto un documento per il prefetto: «Siamo come polveriere»

Nicola Corradini
2 minuti di lettura

MANTOVA. Scorte di dispositivi di sicurezza, come mascherine, guanti e persino disinfettanti, ormai agli sgoccioli. Questione di giorni e in buona parte delle case di riposo di città e provincia, il personale non avrà a disposizione quegli strumenti che consentono di ridurre al minimo i rischi di contagio per gli ospiti e per se stessi. Una polveriera che, se non arriveranno rifornimenti, potrebbe scoppiare presto, visto che già in alcuni istituti si sono registrati test positivi al Covid-19 tra anziani e dipendenti.

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Il paragone con la “polveriera” lo fanno gli stessi vertici delle rsa mantovane. Il motivo è semplice e allo stesso tempo molto preoccupante: in comunità dove convivono decine o centinaia di anziani, vale a dire una delle categorie più soggette alle complicazioni gravi a cui il contagio da coronavirus può portare, vengono a mancare i presidi di protezione. Per questo motivo le due associazioni di settore, la sezione mantovana di Uneba e la Promea, stanno stilando una lettera rivolta al prefetto per segnalare una situazione definita “insostenibile” perché espone a rischi gravissimi anziani e dipendenti.

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«L’alcol denaturato lo abbiamo comprato all’iper perché un dipendente ci ha segnalato che ne era rimasto e ci siamo rivolti a una farmacia di città che ancora aveva alcune mascherine – racconta il direttore della rsa Mazzali di città, Paolo Portioli – ma queste sono cose inimmaginabili. Il sistema delle forniture è bloccato, le case di riposo non possono più attivare i circuiti soliti. Lo Stato ha avocato a sè l’organizzazione della distribuzione del materiale attraverso la Protezione civile. Anche la Regione è coinvolta. Ma qui c’è una serio problema di tempi. Non possiamo attendere ancora».

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Al Mazzali sono sei gli ospiti risultati positivi al test e isolati in tre camere. Altri 4 positivi erano stati riscontrati alla casa di riposo di Schivenoglia e ben 12 in quella di Sermide nei giorni scorsi.

«Sento ogni giorno il direttore delle case di riposo di Aspef, Eugenia Ascari e quello del Mazzali, Paolo Portioli – dice l’assessore al welfare, Andrea Caprini – vengono trattate come ospedali, ma non lo sono. I rischi sono elevati e il personale è logorato».

«Abbiamo tutti grosse difficoltà a trovare dispositivi di sicurezza, i fornitori non riescono ad avere approvvigionamenti. Siamo considerati di serie B, polveriere esponenziali». Parla Andrea Barsoni, direttore dell’Ugr di Curtatone. «Se non troviamo mascherine, calzari e altri dispositivi possiamo andare avanti per 5 o 6 giorni – aggiunge – poi non avremo protezioni». Situazione paradossale, visto che siamo in piena emergenza pandemia. «Le strutture non possono acquistare perché la Protezione civile impedisce l'approvvigionamento autonomo – dice Adriano Robazzi, presidente di Uneba e direttore delle rsa di Castiglione, Cavriana e Volta – distribuiranno loro i dispositivi e l’Asst ha raccolto le necessità Ma servono ora. Per questo con la presidente del Mazzali e di Promea, Mara Gazzoni, ci rivolgeremo al prefetto». —


 

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