Cosap: un mese di chiusure fa perdere 40mila euro
Senza bar, ristoranti, negozi e mercati crolla l’introito dell’imposta sul plateatico. Buvoli: «Stiamo pensando a degli sconti, ma il governo ci deve aiutare»
Sandro MortariMANTOVA. Il rallentamento di tutte le attività che il coronavirus sta imponendo consente al Comune di riflettere sui costi in più che dovrà sostenere. Detto che la giunta Palazzi si aspetta una riduzione delle entrate da un milione e mezzo a due milioni e mezzo di euro a seconda di quanto durerà l’emergenza sanitaria, cominciano a delinearsi i settori dove si verificheranno le perdite.
Il primo allarme arriva dalla Cosap, il canone per l’occupazione di suolo pubblico. Pagato principalmente da bar e ristoranti per i dehors con tavolini, sedie e fioriere e dagli ambulanti per esporre le loro merci sulle bancarelle dei vari mercati cittadini, il canone per l’occupazione di suolo pubblico si preannuncia in caduta libera sul fronte degli introiti. Motivo? La serrata in corso di tutti gli esercizi pubblici. «Stimiamo una perdita di 40mila euro al mese» dice il vicesindaco nonché assessore al bilancio Giovanni Buvoli. i conti sono presto fatti. E partono dalla platea di coloro che pagano... il plateatico.
All’anno il Comune incassa 210mila euro di Cosap dai 140 titolari di licenze di bar, pizzerie, ristoranti, gelaterie e di tutte quelle attività che occupano porzioni di marciapiedi e strade. Una cifra che divisa per i dodici mesi porta a 17.500 euro di incasso ogni 30 giorni. Dagli ambulanti, sia quelli del mercato del giovedì che da quelli dei mercati contadini e rionali, compresi i singoli che si appostano in vie o piazze della città, arrivano 267mila euro all’anno. A versarli è un esercito di 350 persone, 200 delle quali hanno una bancarella al mercato settimanale. E a pagare la Cosap sono anche i negozianti che hanno tende da sole che affacciano sulla pubblica via (chi ce l’ha, però, sul dehors e già versa per tavoli e sedie non paga): sono un centinaio e da loro arrivano ogni anno 16mila euro.
«Per ogni settimana che mancano i mercati - ha fatto i conti Buvoli - perdiamo 5mila euro». Sommando i 17.500 al mese di mancati introiti dai tavolini, altri 20mila dalle bancarelle e altri 1.300 dalle tende, si arriva a sfiorare i 40mila euro. «La perdita totale delle nostre entrate - ragiona Buvoli - dipende dal tempo che durerà l’emergenza sanitaria. Più si va avanti e più si perde. E la Cosap non è la sola entrata che ci verrà a mancare. Ci mancheranno parte dei 530mila euro di imposta di soggiorno, in costante aumento negli ultimi tre anni, parte del milione proveniente dagli ingressi a Palazzo Te, parte dei 280mila euro dei bus turistici e parte degli 800mila euro che ci dà Aster per i parcheggi. In che misura sarà il taglio dipende dalla durata dell’emergenza». Per ora il Comune ha deciso di rinviare il pagamento della Cosap dal 29 febbraio al 30 aprile, per cui, seppur in ritardo, i soldi arriveranno: è chiaro, però, che l’amministrazione comunale pensa di andare incontro ai commercianti e agli ambulanti o con uno sconto oppure abbonando la cifra per il tempo che gli esercizi resteranno chiusi. «Ai giostrai - spiega Buvoli - abbiamo restituito un mese di Cosap visto che hanno chiuso in anticipo di 30 giorni il luna park. Per tutti gli altri potremmo pensare ad uno sconto. Bisogna, però, che il governo intervenga e si faccia carico dei nostri bilanci. In fondo, ad imporre la chiusura, giustissima, è stato il governo, ma non possono rimetterci i Comuni». —
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