«Fra gli operatori delle Rsa già 110 i contagiati»
Al lavoro con pannolini sul viso e teli cerati per coprirsi. I sindacati: «Si rischia il boom di infetti». Presentate 55 diffide
Francesco RomaniMANTOVA. Sono ormai più di 110, secondo le stime sindacali gli operatori delle Case di Riposo mantovane contagiati dal Coronavirus. Una situazione che rischia di esplodere nonostante le contromisure prese dalle singole realtà, alcune delle quali fanno fatica a far fronte all’avanzata della diffusione virale. Prese in contropiede, in diverse strutture si è cercato di adattarsi ricorrendo a metodi fai-da-te per sopperire alla mancanza di protezioni personali. Da pannolini legati al viso con elastici al posto delle mascherine, a teli cerati, tute idrorepellenti da imbianchino, tessuto-non tessuto usato per coprirsi il corpo. Tutta una serie di espedienti, che i tre sindacati Funzione Pubblica di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto alle Rsa di sospendere, inviando 55 diffide, alle altrettante case di riposo mantovane.
Una situazione che rischia di sfuggire di mano, o esplodere, come denuncia senza mezzi termini Elena Giusti, responsabile Funzione pubblica Cgil. «Le Rsa rischiano di trasformarsi in bombe ad orologeria - dice -. Sappiamo bene gli sforzi che le direzioni fanno per cercare di frenare i contagi e trovare le protezioni individuali. Ma sappiamo anche che alcune realtà si sono mosse per tempo ed ora, chiudendosi al proprio interno, hanno situazioni sotto controllo. Altre nelle quali purtroppo si è agito tardi».
Nel Mantovano sono 55 le Rsa, delle quali 49 accreditate. Otto le cooperative che forniscono servizi socio sanitari a domicilio. Complessivamente gli operatori sono 2.800 che si occupano di 3.400 ospiti. «Abbiamo già 110 operatori positivi accertati - aggiunge Magda Tomasini, sempre della Cgil Funzione Pubblica - ma molti altri sono in attesa di tampone o non lo hanno ancora eseguito. A questo si deve aggiungere una quantità ancora non definibile di personale che è in malattia». Si tratterebbe di un numero non indifferente al punto che in molte case di riposo si inizia ad avere difficoltà nel coprire i turni di servizio.
Unitariamente i sindacati hanno segnalato il problema che sta a monte. «Mentre negli ospedali il personale ha una cultura lavorativa adeguata ad affrontare anche questo tipo di emergenze - prosegue la Giusti - e viene dotata delle protezioni individuali adeguate, nelle Rsa il personale è spesso impreparato perché non fa parte del proprio orizzonte quotidiano lavorativo. Siamo dunque soddisfatti della risposta venuta da Ats ed Asst che hanno deciso di fare consulenza specifica alle Rsa, ma non possiamo non segnalare la gravità del problema della carenza di protezioni individuali come mascherine e tute monouso che ha visto un proliferare di soluzioni inadeguate».
Da ultimo resta il problema dei tamponi. «Lo diciamo dall’inizio di questa emergenza - conclude Elena Giusti - serve fare tamponi a tappeto a tutti gli operatori. Non basta tracciare le persone che hanno i sintomi e capire se hanno il Covid-19. Bisogna allargare a tutti coloro che operano a stretto contatto con le persone anziane i controlli. Questo a tutela degli operatori e dei loro familiari. Ma anche di tutti gli ospiti che rischiano, da anziani, di essere esposti a possibili contagi se chi lavora nelle case di riposo non viene monitorato costantemente.
I commenti dei lettori