Mantova, dalla telefonata ai nonni allo stampa-compiti: scatta il vicinato solidale
Nel quartiere Rabin, dove si era formato uno dei primi gruppi di controllo di vicinato, fioccano le iniziative di aiuto reciproco. Via anche alla raccolta fondi per i negozianti
Nicola CorradiniMANTOVA. Da “controllo di vicinato” a “solidarietà di vicinato” il passo è stato breve. Questo, almeno, è quanto accade nel quartiere Rabin, il piccolo lembo della periferia cittadina quasi incuneato nel territorio di Porto Mantovano. Una piccola comunità formata da un centinaio di famiglie, dove funzionano ancora i meccanismi che regolavano un tempo la vita dei quartieri. «In questo periodo di emergenza un po’ tutti ci siamo mossi per cercare di darci reciprocamente una mano. Perciò qualcuno porta la spesa a casa di alcuni anziani, sentendoli al telefono per non farli sentire soli e altri stampano i compiti trasmessi dalla scuola sul registro elettronico per quei bambini che in casa non hanno la stampante».
A raccontare come il quartiere Rabin ha reagito di fronte alla pandemia e alla necessità di tagliare le relazioni sociali per combattere la pandemia è Marco Sivero, fondatore del gruppo di controllo di vicinato e animatore di molte iniziative che hanno dato un’identità ben definita a questa comunità.
Le iniziativa messe in campo per reagire alla terribile esperienza che stiamo vivendo in queste settimane potrebbero sembrare scontate per un quartiere dove un po’ tutti si conoscono e dove, quando arriva una nuova famiglia, ci si mobilità per dare il benvenuto. Ma non è così facile, perché questa emergenza spinge inevitabilmente ad evitare i contatti tra persone. «Ovviamente anche qui seguiamo scrupolosamente le direttive del “resto in casa” – precisa Sivero – le iniziative di vicinato vengono condotte seguendo protocolli di sicurezza».
Geniale la soluzione trovata per dare una mano agli alunni alle prese con un problema non da poco: in casa non hanno la stampante e di questi tempi, con la didattica a distanza, non poter stampare i compiti inviati dalle insegnanti è un bel guaio. Perché una parte del lavoro viene ancora fatta con carta e biro. «Abbiamo risolto invitando i genitori ad inviare un email con i compiti a vicini disponibili e dotati di stampante – racconta Sivero – i compiti vengono poi sistemati in una cassetta postale che avevamo installato nel quartiere tempo fa. A quel punto i genitori possono tranquillamente passare a ritirarli». Il quartiere ha persino lanciato una raccolta fondi per sostenere i negozi del centro storico, costretti dalle circostanze a rimanere chiusi.
«Ma quando riapriranno, dovranno pagare la Cosap e per molti sarà un colpo duro – spiega Sivero – per questo abbiamo avviato una raccolta fondi su una piattaforma web». —
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