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Sale in cima alla gru e minaccia di buttarsi, scende dopo tre ore

Cinquantenne ubriaco sopra il cantiere di palazzo Podestà, Convinto a desistere dal negoziatore dei carabinieri

Daniela Marchi
1 minuto di lettura

MANTOVA. Un cittadino romeno di cinquant’anni, noto alle forze dell’ordine, residente a Mantova, poco prima delle sette di sera del 4 aprile si è arrampicato sulla altissima gru utilizzata nel cantiere di restauro di palazzo del Podestà, in piazza Broletto.

L’uomo, visibilmente ubriaco, è salito fino in cima alla gru, alta quasi sessanta metri, minacciando di buttarsi. Sul posto, nella piazza deserta, si sono precipitate diverse pattuglie dei carabinieri e della polizia locale, oltre ai vigili del fuoco e a un’ambulanza.

L’uomo è riuscito a scalare l’intero braccio verticale della gru e poi ha cominciato ad attraversare il braccio orizzontale. Ha lanciato di sotto la bottiglia di liquore che teneva in mano e a un certo punto ha pure perso l’equilibrio, rischiando di cadere a terra. È riuscito ad aggrapparsi appena in tempo, ma ha perso una scarpa.

Mantova, minaccia di buttarsi dalla gru di palazzo del cantiere di palazzo del Podestà

Il fatto è stato ampiamente documentato da alcuni residenti che hanno girato più di un video, fatto girare immediatamente sui social.

Il perché di questa pericolosa e teatrale protesta non è ancora chiaro. Al di là del fatto che probabilmente non era molto lucido per il troppo alcol in corpo, l’uomo dalla cima della gru urlava qualcosa di una presunta ingiustizia subita, l’arresto e il carcere, sostenendo «non ho fatto niente», con corredo di imprecazioni contro la giustizia italiana e le forze dell’ordine.

Per convincerlo a scendere, i carabinieri della Compagnia di Mantova hanno mandato sotto la gru un negoziatore, un maresciallo donna, formato proprio per delicate situazioni come queste. Si tratta di figure ad alta specializzazione formate attraverso durissimi corsi organizzati dall’Arma. Militari preparati, tramite studi di psicologia, a sviluppare particolari capacità empatiche, di ascolto e di attenta valutazione della situazione.

Il maresciallo, al cellulare sotto la gru, si è messa in contatto con il cinquantenne, con lo scopo innanzitutto di tenerlo sveglio, per ridurre il rischio di caduta in caso si addormentasse, visto che era ubriaco. Poi ha cercato di entrare in relazione con lui, di calmarlo e rassicurarlo. La difficile situazione si è sbloccata dopo tre ore, quando l’uomo è stato finalmente convinto a scendere. 

 

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