Strutture di accoglienza al limite: «Nessuna certezza, tutele a rischio»
La segnalazione arriva da Donata Negrini della segreteria Cgil: critica la situazione dei migranti
M.V.MANTOVA. «In questa situazione drammatica si rischia di non tutelare i diritti di persone che già vivono condizioni difficili, soprattutto dalla fine del 2018, con l’entrata in vigore dei cosiddetti decreti Salvini su sicurezza e immigrazione»: con queste parole Donata Negrini della segreteria della Cgil lancia l’allarme sulla condizione dei migranti durante l’emergenza Covid-19 .
Racconta la sindacalista che nelle strutture di accoglienza per i richiedenti asilo «non ci sono certezze sul rispetto di tutte le norme di carattere igienico sanitario, anche con la disponibilità di disinfettanti, guanti e mascherine, né sulla diffusione dei dispositivi di protezione individuale per gli operatori, che dovrebbero essere stati adeguatamente formati per affrontare la situazione e per esercitare un monitoraggio continuo». Agli enti gestori dell’accoglienza, attraverso i mediatori culturali, è affidato anche il compito di informare in modo aggiornato gli ospiti sulle restrizioni e le misure per il contenimento della diffusione del virus.
Il Viminale è intervenuto solo il 2 aprile con una circolare con cui invita i prefetti a garantire «la prosecuzione dell'accoglienza anche a favore di coloro che non hanno più titolo a permanere nei centri», almeno fino alla fine dell’emergenza sanitaria: «In considerazione della preminente esigenza di impedire gli spostamenti sul territorio – si legge – e sino al termine delle misure connesse all'emergenza in atto, dovrà essere garantita e monitorata la prosecuzione dell'accoglienza». Disposizioni che puntano a prevenire la diffusione del Covid-19, nell'ambito del sistema di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e dei centri di permanenza per il rimpatrio.
«Finalmente assistiamo ad una prima risposta agli appelli ripetutamente lanciati nei giorni scorsi da Cgil, Cisl e Uil e associazioni del Terzo settore. Ora si tratta di applicare queste disposizioni nei territori senza ulteriori ritard», sottolinea Negrini.
Intanto per gli immigrati in attesa di rinnovo del titolo di soggiorno, una circolare del 21 marzo ha previsto che i permessi in scadenza dal 31 gennaio al 15 aprile 2020 conservino validità fino al prossimo 15 giugno.
Situazione particolare poi quella dei lavoratori domestici, in maggioranza donne immigrate, che sono stati esclusi dai provvedimenti fin qui adottati sia per la stabilità dei rapporti di lavoro sia per la tutela del reddito. «Per le lavoratrici che svolgono il proprio lavoro in regime di convivenza – fa notare ancora la sindacalista – ciò significa non solo perdere la retribuzione, ma anche il diritto al vitto e all’alloggio». Senza contare che «in questo momento la restrizione della mobilità personale e la chiusura delle frontiere, come misura di contenimento del contagio sta determinando per loro anche l’impossibilità di fare rientro nel proprio Paese».
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