Sindaci mantovani all’attacco contro il maxi depuratore del Garda
Lettera a ministero e Regione dopo la richiesta di convocare in videoconferenza il tavolo tecnico sull’opera
vincenzo corradoMANTOVA. Il progetto del maxi depuratore del Garda va avanti spedito. E sindaci mantovani del Chiese scrivono una lettera di protesta indirizzata a Ministero e Regione. Lo scontro tra le parti è sempre più duro.
«La Regione - si legge nel testo inviato al Ministero dell’Ambiente - ha richiesto una celere convocazione del tavolo tecnico, ritenendo compatibile lo svolgimento dell’incontro in videoconferenza con la gestione complessiva della situazione di emergenza coronavirus. Dal momento che la stessa Regione segnala che rientra nelle competenze dell’Ato di Brescia procedere con l’avvio formale del procedimento di valutazione e approvazione del progetto di fattibilità, si chiede ai sindaci di designare i propri rappresentanti tecnici, al fine di fissare una data per la riunione del tavolo, in mancanza della quale non sarà possibile procrastinare ulteriormente l’iter».
Uno schiaffo per i sindaci, che già avevano chiesto (e ottenuto) il rinvio della prima teleconferenza viste le difficoltà legate al diffondersi del Covid-19.
Il depuratore del Garda per la metà bresciana del lago, prevede due impianti, uno a Gavardo e l’altro a Montichiari con gli scarichi che verrebbero convogliati nel fiume Chiese.
La considerazione è che il fiume Chiese, ormai quasi del tutto asciutto in gran parte dell’anno, non garantisce più un’affluenza tale da permettere l’irrigazione dei campi. Un depuratore che riversa le acque depurate nel fiume risolverebbe questo problema.
Da mesi i Comuni mantovani della zona e cioè Asola, Casalmoro, Canneto sull’Oglio e Acquanegra sono in prima linea per contrastare il progetto e stanno tentando in tutti i modi di proporre alternative meno costose e con un impatto ambientale minore.
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