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Le piccole aziende: riaprire gradualmente

Govi (Apindustria): «I continui posticipi aggravano le crisi e c’è rischio sociale. Servono sgravi e sostegni alle imprese»

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MANTOVA. «Lo abbiamo sostenuto per primi, la salute ha la precedenza e non c'è ma che tenga – dichiara Elisa Govi, presidente di Apindustria Confimi Mantova riprendendo le parole del presidente nazionale Paolo Agnelli – però non possiamo vivere di posticipi di una settimana per l’altra e di comunicazioni dell’ultima ora: aprire un’azienda non è come aprire un ufficio, servono tempo e programmazione».

Calo di fatturato, preoccupazione delle piccole e medie Industrie, burocrazia che rallenta invece che sveltire. «Penso che il Governo si sia trovato di fronte a scelte molto difficili - prosegue la presidente - ma anche che non sia stato in grado di parlare con una voce sola: troppe conferenze stampa, troppi annunci in diretta con i provvedimenti che arrivavano a distanza di qualche giorno e spesso in orari improbabili. Molti di noi hanno saputo il lunedì che si doveva chiudere il mercoledì. Noi abbiamo bisogno di certezze e soprattutto di fare delle previsioni perché al contrario della politica noi industriali non possiamo giustificarci con i mercati internazionali con un "ancora non sappiamo”».

Chiave di volta, per Api, è gestire le riaperture aziendali non in base a cosa si produce, ma a come si garantisce la sicurezza. In una logica che per forza deve essere di filiera. «Le fabbriche sono luoghi a minor rischio contagio. E bisogna dare più fiducia agli imprenditori. Il rischio di chiusure protratte è che sarà sempre più difficile poter restare sul mercato. Si può chiudere per decreto ma non riaprire per decreto. A mio parere occorre davvero ragionare seriamente su una riapertura graduale e in sicurezza per le categorie produttive della manifattura e dei servizi. In caso contrario corriamo un rischio sociale enorme legato alla disoccupazione».

L’altro rischio è legato alla liquidità, con aziende in crisi già da prima del Covid-19 e quindi da sostenere. «Occorre sfruttare l’occasione per tagliare le tasse e ridurre il cuneo fiscale: se non lo facciamo adesso quando mai riusciremo a farlo. Sarebbe un segnale forte e importante, una scintilla che potrebbe riaccendere la fiducia nella politica e nelle capacità di questo Paese di uscire dall’emergenza e tornare ad essere competitivo».

Le aziende sono preoccupate, ma non hanno perso la voglia di lavorare, nonostante tutto. La tecnologia, e i social, aiutano a tenersi informati. «Ma la differenza la fanno sempre le persone. Molti imprenditori sono stati in grado di reinventarsi, riconvertendo gli impianti per produrre mascherine o adottando protocolli di sicurezza per la salute con proprie risorse e senza l’aiuto di nessuno. Le aziende in questo momento sono proprio i luoghi dove pensare al futuro del Paese».

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