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Assonidi al Governo: gli asili non sono prigioni, no ad aperture improvvisate»

L’associazione chiede al di essere ascoltata: «I bisogni dei bimbi vanno oltre un decreto»

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MANTOVA. No a improvvisate aperture che poi costringerebbero le imprese a chiudere, serve un protocollo realisticamente attuabile. Ed è urgente il sostegno economico. Così, nel pieno della fase 2 e con una notevole incertezza sull’immediato futuro, Assonidi (l’associazione di Confcommercio che raggruppa le imprese che si occupano dell’infanzia) prende posizione.

«In questi giorni - rileva l’associazione mantovana - è partito, un po’ confusionario, il tam-tam con annunci di possibili prossime aperture degli asili nido. Ipotesi che non fanno i conti con le reali esigenze dei bambini».

Anche le strutture che seguono la linea dei protocolli sanitari, spiega Assonidi, sono incompatibili con le esigenze dei bambini della fascia d età 0-3 anni: «Gli utenti dei nidi sono bimbi in fase esplorativa e orale, per conoscere usano i sensi e portano tutto alla bocca, si arrampicano e cercano di evadere ogni barriera perché hanno sete di conoscenza e scoperta - spiega Assonidi - hanno bisogno di abbracci e conforto, hanno bisogno di rapporti umani. Questi aspetti non possono soccombere sotto il peso di continue negazioni, limitazioni o peggio ancora, distanze. Provocherebbero danni ancor più grandi e profondi dal punto di vista emotivo e psicologico ed andrebbero ad aggiungersi al disagio vissuto dai piccoli in questo periodo. Non si capisce se si sta parlando di bambini o di un gregge di pecore».

Si discute dei vari dispositivi e accorgimenti di sicurezza: triage per l’accesso e termoscanner, maschere e tute protettive, segnaletica a terra, percorsi di entrata e di uscita, protocolli, check-list, braccialetti che vibrano: «Gli asili nido non sono luoghi di reclusione: stiamo parlando di bambini. Il governo sta decidendo del futuro delle nostre attività e delle nostre famiglie senza un minimo di concertazione con chi rappresenta la categoria. Per questo chiediamo a chi ci governa di ascoltare il nostro forte e competente richiamo: serve tempo per gestire al meglio e con maggiori sicurezze i delicati aspetti che caratterizzano il nostro lavoro a partire dalla tutela delle esigenze dei soggetti coinvolti (bambini, educatrici e famiglie) e con attenzione alla sostenibilità economica di imprese già fragili».

Il profilo di rischio della persona, secondo Assonidi, è il vero parametro di misura: «Finché non sarà possibile somministrare un test a educatori e famiglie non possiamo riaprire in sicurezza. Noi ci dobbiamo indebitare ancora di più per riaprire, ma dobbiamo avere la certezza che tutti facciano il proprio dovere e rispettino le regole. Raddoppiare il bonus alle babysitter, aprire centri estivi sperimentali: segnali per tranquillizzare le famiglie, ma non certo una soluzione sicura al problema. Forse ha senso aspettare un mese in più, ma avere più garanzie dal ministero della Salute». —

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