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In chiesa è la prima domenica della fase 2: «Venite a messa con gioia e prudenza»

Dalla Diocesi di Mantova invito al senso di responsabilità: «Poter celebrare insieme è un dono». Streaming fino al 31 maggio

Igor Cipollina
2 minuti di lettura

MANTOVA. Gioia, certo, perché «trovarsi in assemblea fa parte della nostra identità», ma temperata dalla prudenza, «ché, a maggior ragione, chi si dice cristiano deve essere responsabile nei confronti degli altri». Così don Giampaolo Ferri, alla vigilia della prima messa domenicale della Fase 2, il 24 maggio. Messa “con il popolo”, secondo la definizione, ma blindata da una serie di misure anti-contagio, come ogni altra occasione di socialità dopo l’allentamento dei divieti più drastici.

«La sento personalmente e la leggo anche nella gente, questa consapevolezza di dover essere molto prudenti – scandisce Ferri, che è responsabile della comunicazione sociale della Diocesi di Mantova e parroco di Sermide – poter celebrare nuovamente insieme è una grande possibilità e, al tempo stesso, una grande responsabilità. La parola chiave è accortezza».

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Sceglie le parole con cura, don Ferri, non è euforico che si sente, la sua gioia è sorvegliata, esprime la riconoscenza per un dono che non è acquisito, che la pandemia potrebbe nuovamente scippare alla comunità dei fedeli. Accortezza, quindi, che fa rima con gradualità: ancora per le domeniche 24 e 31 maggio le messe saranno trasmesse anche in streaming, sia quella del vescovo Marco Busca sia quelle di tante altre parrocchie del territorio. E ogni messa “in presenza” – altra formula entrata nel vocabolario delle nostre relazioni sospese, coltivate “da remoto” – ha la sua équipe istruita e dedicata all’accoglienza, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie.

Racconta don Ferri di aver visto qualche fedele piangere a dirotto durante le prime messe nuovamente in presenza, e lo dice senza retorica né fanatismo. Al contrario. «Quando vedo la gente entrare in chiesa penso ai miei amici medici e infermieri che sento spesso. E ogni volta mi raccomandano di ricordare ai fedeli di essere responsabili. Ecco, io la sento questa riconoscenza, se oggi abbiamo ricevuto il dono di pregare nuovamente insieme è per l’impegno e il sacrificio di tanti».

Il filo ingarbugliato di questo tempo interrotto, che ha ripreso a girare con un altro passo, è teso tra la responsabilità e il discernimento, la comprensione dell’esperienza di questi mesi attraverso «la sapienza del Vangelo». Processo che richiede il contributo di tutti: per questo la Diocesi ha lanciato «un questionario rivolto a tutto il popolo di Dio che è in Mantova».

«Carissimi fratelli e sorelle, come cristiani ci lasciamo interrogare dalla realtà. Questa volta però siamo smarriti di fronte a ciò che succede – si legge in premessa – Tanta gente si è ammalata ed è morta. Non sappiamo quando potremo tornare ad una vita “normale” dove le relazioni e la vicinanza (di cui il contatto fisico è un elemento importante) sono il pane quotidiano. Sentiamo la mancanza della comunità cristiana. Che fare? Come camminare come singoli e come comunità? Non siamo soli nel rispondere a queste domande, abbiamo la bussola della Parola di Dio». 

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