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Mantova, lite tra Tea Acque e Provincia blocca progetto da 18 milioni

I lavori possibili solo dopo aver demolito il vecchio impianto di trattamento. lI gestore del servizio idrico integrato in città non ci sta e ricorre a Mattarella

Sandro Mortari
2 minuti di lettura



MANTOVA. L’adeguamento del depuratore di Mantova e dello scaricatore di piena è bloccato da un anno e mezzo da una serie di ricorsi di Tea Acque contro la Provincia e l’Ato. Lavori per 18 milioni di euro che non decollano e che, invece, potrebbero portare ad un ampliamento dell’impianto di via Learco Guerra che serve gli abitati di Mantova, di Cerese e Cappelletta (Borgo Virgilio), di Levata, San Silvestro, Eremo, Grazie, Montanara e Quattro Venti (Curtatone), di Mottella e Tripoli (San Giorgio Bigarello). Il progetto definitivo, che aumenterà il numero di abitanti equivalenti serviti dalla rete fognaria da 94.124 a 100mila, è già stato approvato sia dalla Provincia che dall’Ato.

Quello, però, che sta tenendo fermo tutto è la richiesta di Tea Acque, gestore del servizio idrico integrato in quei quattro Comuni, di un’autorizzazione provvisoria per convogliare, durante i lavori di ampliamento del depuratore, le acque reflue in caso di forte pioggia dallo scaricatore di piena nel canale Franzina, affluente del canale Paiolo Basso, e da qui nel lago Inferiore alla Vallazza.

Tea Acque aveva già dal 2014 l’autorizzazione a scaricare i reflui dallo scaricatore di piena nel Franzina, ma è scaduta nel 2018 e, quindi, era necessario il rinnovo. Per averlo, però, Tea acque deve ottenere la revoca della vecchia Autorizzazione unica ambientale, rilasciata nel 2014 dalla Provincia e che le consentiva di scaricare, in caso di pioggia forte, le acque dallo scolmatore nel canale per evitare che finissero nel depuratore.

E perché la Provincia revochi quella Aua, poi diventata Aia, autorizzazione integrata ambientale, occorre che Tea Acque bonifichi la zona attorno allo scaricatore e al depuratore, abbattendo il vecchio impianto di trattamento dei rifiuti, per ripristinare i luoghi come erano prima del 2014. Intervento a cui la società si oppone.

Di qui il contenzioso legale sfociato in un primo ricorso al Tar che si chiudeva in sostanziale parità: i giudici amministrativi sospendevano il provvedimento della Provincia che negava il rinnovo dell’autorizzazione, come chiedeva Tea Acque, ma imponeva a quest’ultima di presentare un progetto definivo di adeguamento del depuratore (come richiesto dalle nuove norme regionali entrate in vigore nel frattempo) che tenesse conto delle indicazioni dell’Ato, e di rinnovare la richiesta di autorizzazione provvisoria.

Questo succedeva a fine settembre 2019. Pochi giorni dopo arriva l’ok di Palazzo di Bagno al progetto definitivo relativo agli interventi di adeguamento del depuratore e l’autorizzazione provvisoria allo scarico nelle acque superficiali solo dopo aver bonificato la zona e demolito l’impianto rifiuti. Tea acque non ci sta e nel febbraio scorso presenta ricorso al capo dello Stato, trasposto poi di recente in un altro ricorso al Tar. Ad entrambi i provvedimenti la Provincia decide di resistere.

E ora? Per sbloccare i lavori si attende l’esito dei ricorsi. Nel frattempo, il depuratore di Mantova funziona regolarmente e, in caso di bomba d’acqua, i reflui finiscono comunque nel canale. Da Tea arriva un laconico commento: «Si tratta di un ricorso tecnico - si legge in una nota - , presentato a tutela della società nelle more della chiusura della procedura Aia e dell'avvio delle autorizzazioni per i lavori necessari all'adeguamento dell'impianto di depurazione». 
 

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