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«Mantovani promossi nella fase 2, ma guardia alta per le infiltrazioni mafiose»

Il questore Sartori fa il bilancio dal 18 maggio: su 30 esercizi pubblici e 2.000 persone, solo 4 sanzioni

Rossella Canadè
2 minuti di lettura

MANTOVA. I mantovani si sono guadagnati la promozione per il loro comportamento durante il lockdown: questo è un dato. Ma c’è un altro fronte a tenere impegnate le forze di polizia: il pericolo di infiltrazioni mafiose nel tessuto economico, messo in ginocchio dalla quarantena. Non lo nasconde il questore Paolo Sartori, che in questi mesi che sembrano infiniti è stato con la guardia alta su entrambi i campi di battaglia. La figura del questore, infatti, in ambito provinciale, «rappresenta l’autorità di pubblica sicurezza chiamata a coordinare sul piano operativo , con l’emanazione di specifiche ordinanze, tutte le forze di polizia, con il coinvolgimento indispensabile dei sindaci, vere e proprie “antenne” sul territorio». Ci tiene a precisarlo, Sartori, specificando che da lui dipendono uffici investigativi come la squadra mobile, altri con compiti informativi ed antiterrorismo (Digos), quelli deputati al controllo del territorio ed altri ancora che si occupano di predisporre l’applicazione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali previste dal Codice Antimafia. Uno sguardo a tutto campo, quindi.

Dopo la grande emergenza, cosa è cambiato nella fase 2?

«Il graduale ritorno alla normalità, con la ripresa generalizzata delle attività produttive e commerciali, necessariamente riattivate con modalità adattate a garantire la sicurezza dei lavoratori e dei clienti, ha comportato il potenziale sorgere di problematiche di vario genere che, nell’ottica di quello che rappresenta una delle priorità della nostra funzione, necessitano della massima attenzione, così come, peraltro, sollecitato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno».

A cosa si riferisce esattamente?

«Penso alla possibilità che organizzazioni criminali di tipo mafioso possano, anche nella nostra provincia, essere attratte da eventuali situazioni di criticità per far confluire capitali di provenienza illecita in aziende in crisi di cash flow ed impossibilitate ad accedere nell’immediato alle necessarie linee di credito».

Un allarme lanciato sia dalle procure antimafia che dal capo della polizia: come vi state muovendo?

«La nostra attenzione, su questo tema, è costante, e proprio a tale scopo abbiamo attivato sul territorio, in stretto contatto con le organizzazioni di categoria, una continua attività di monitoraggio atta a percepire ogni qual minimo segnale in tal senso».

E i segnali sono emersi?

«Li stiamo monitorando, appunto».

Sul fronte della sicurezza, come è cambiata l’attività delle forze di polizia nella fase 2?

«Dal 18 maggio, data in cui gli esercizi pubblici e commerciali hanno ripreso l’attività, anche i servizi di polizia sono stati rimodulati per garantire il rispetto delle nuove disposizioni governative e regionali. In particolare, nelle ordinanze che praticamente ogni giorno indirizzo alle forze dell’ordine, ai sindaci ed alle polizie locali, vengono indicate le tipologie di controlli ai quali occorre dare priorità: evitare assembramenti, verificare le autocertificazioni di chi proviene da altre Regioni, verificare che le persone controllate non siano soggette a quarantena e verificare che bar, ristoranti ed altri luoghi di aggregazioni rispettino tutte le disposizioni».

Come giudica gli esiti dei controlli?

«Gli uffici della polizia negli ultimi dieci giorni hanno controllato circa 2.000 persone e 30 esercizi pubblici: a fronte di un così alto numero di controlli, sono state solo 4 le sanzioni amministrative, oltre ad una denuncia penale nei confronti di una persona che aveva violato la quarantena e due denunce penali per oltraggio a pubblico ufficiale. In sostanza, i mantovani stanno affrontando le inevitabili restrizioni e difficoltà in modo serio e consapevole, dimostrando un alto senso civico». —

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