Mantova, i ricoverati alle Cure palliative del Poma: «Ridateci subito gli angeli dello Iom»
Il reparto ha riaperto da settimane ma senza i volontari. Le famiglie dei malati sono in difficoltà e chiedono quando torneranno
Roberto BoMANTOVA. Li hanno sempre chiamati gli angeli anti-sofferenza e un motivo di sarà pure. Sono i volontari dello Iom (Istituto oncologico mantovano), attualmente circa una settantina riuniti in una Onlus che ha da poco superato i 30 anni vita. Loro, gli “angeli”, sono pronti a tornare in azione in ospedale, manca solo la chiamata. Che però ancora non arriva.
Lo Iom non ha quasi bisogno di presentazioni: donazioni a raffica, di apparecchiature mediche e auto, progetti mirati di ascolto e assistenza, accoglienza e accompagnamento, senza dimenticare il prezioso sostegno finanziario a progetti di ricerca e cura che possano consentire un concreto miglioramento della qualità di vita di pazienti e familiari che lottano contro i tumori. Il tutto tradotto in migliaia di ore trascorse a fianco dei pazienti.
Ma non è tutto: negli anni anche finanziamenti dei piani di formazione del personale sanitario e delle attività per valorizzare il tempo dei ricoverati all’hospice delle Cure palliative, manutenzione dei giardini interni all’ospedale, sponsorizzazione di eventi finalizzati al potenziamento e alla crescita nella sensibilità sociale.
E tra i servizi garantiti ogni giorno ci sono l’accoglienza front office al Day Hospital della struttura di Oncologia Medica ed Ematologia, all'ambulatorio di follow up oncologico e il servizio nel reparto di degenza dell’Oncologia Medica ed Ematologia, alla centrale Cure Palliative domiciliari e all’hospice con accoglienza, ascolto dei pazienti e dei loro familiari.
Lunga premessa, ma doverosa, per dire che tutta questa mole di lavoro è ferma dal 10 marzo a causa dell’emergenza coronavirus che ha bloccato molte attività all’interno del Carlo Poma per recuperare spazi e personale da dedicare alla cura dei pazienti gravi colpiti dal virus.
Uno stop necessario e obbligatorio, perché anche l’hospice, come tanti altri reparti del Poma, era diventato zona Covid. Ma a metà aprile è stato riaperto, sanificato e sono tornati i pazienti tradizionali. Ma non i volontari, che nel frattempo, mercoledì scorso, hanno sanificato e riaperto la loro sede.
Nei mesi del lockdown hanno operato da remoto per la corrispondenza con i pazienti, ma c’è ancora molto lavoro arretrato legato alle pratiche su cartaceo e sugli archivi dei computer della sede.
Ma quello che preme di più è il ritorno nei reparti dove prestano la loro attività di assistenza e di accompagnamento, sia nell’Oncologia Medica che alle Cure Palliative.
«Stiamo attendendo le decisioni che ci auguriamo saranno prese nelle prossime ore – dicono dalla sede dello Iom – in ordine alla possibilità di accedere di nuovo in ospedale. In una riunione preliminare che abbiamo avuto giorni fa ci hanno garantito che alla ripresa dell’attività i volontari avranno a disposizione camici usa e getta, guanti e mascherine a carico dell’ospedale».
Nel frattempo, però, lo Iom aveva già provveduto ad acquistare con fondi propri 1.200 mascherine Ffp2. «I nostri volontari – sottolineano ancora dalla sede ricavata in una vecchia palazzina del Poma – sono già disponibili e almeno una trentina di loro sono pronti per tornare in ospedale, previo ovviamente l’incontro formativo che l’ospedale ci ha promesso».
Nel frattempo, però, alcune famiglie di pazienti ricoverati hanno reclamato a viva voce il loro ritorno, un segnale chiaro e diretto che testimonia il valore del loro lavoro. «Siamo persone che lavorano, anche fuori Mantova – fanno presente – e l’assistenza prestata ai nostri cari dai volontari dello Iom per noi e per gli ammalati è molto preziosa. Auspichiamo il loro ritorno in tempi brevi».
Lo Iom a gennaio si è aggiudicato il premio “MaiSoli”, riservato da Regione Lombardia alle associazioni di volontariato che operano in ambito sanitario e sociosanitario. L’iniziativa, arrivata alla terza edizione, ha confermato il ruolo fondamentale del volontariato all’interno del sistema sociosanitario Lombardo. Il riconoscimento è arrivato nel corso di una cerimonia che si è svolta a Milano. —
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