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Castiglione delle Stiviere è Covid-free: «Pronti in caso di ricadute»

Il San Pellegrino destina un reparto con 15 letti per un’eventuale epidemia bis. I gestori: «Siamo la prova che pubblico e privato possono collaborare»

Davide Casarotto
2 minuti di lettura

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE. Dai primi di marzo a inizio maggio: sono stati due mesi in trincea per l’ospedale San Pellegrino di Castiglione che, nel corso dell’emergenza coronavirus, è diventato uno degli avamposti della nostra provincia. La città posta sul confine col Bresciano, con oltre 200 contagi, è stata una delle più colpite sul nostro territorio dalla pandemia. E il nosocomio cittadino è stato in prima linea, assistendo non solo i malati del Mantovano, ma anche quelli trasferite dalle province vicine.

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«Difficilmente dimenticheremo quelle settimane – raccontano Michele e Guerrino Nicchio, direttore operativo e direttore generale del San Pellegrino – nella fase acuta dell’emergenza ci siamo ritrovati ad avere davanti al pronto soccorso una lunga colonna ininterrotta di ambulanze. Non avremmo mai immaginato di ritrovarci a fronteggiare una situazione del genere. Castiglione, essendo un presidio con pronto soccorso, è stato fin dalle prime ore dell’emergenza inserito nella rete di strutture deputate ad accogliere i pazienti contagiati da coronavirus. Fin da venerdì 21 febbraio siamo stati allertati e ad inizio marzo la situazione ha cominciato a precipitare: anche perché ci sono subito arrivati molti pazienti dalle aree colpite per prime, come Cremonese e Lodigiano».

In quei giorni è avvenuta una repentina conversione della struttura, divenuta quasi interamente dedicata ai malati di Covid-19. «Vi è stato subito destinato un intero reparto e abbiamo portato i posti di terapia intensiva da quattro a nove. Nel giro di pochi giorni, a parte il reparto di Medicina generale che abbiamo riservato ai pazienti con altre patologie, abbiamo riconvertito l’intera struttura per una capienza di 70 posti letto Covid. Nell’arco dei due mesi abbiamo avuto in cura oltre 300 pazienti contagiati da coronavirus. Nella fase più acuta abbiamo riservato ai malati meno gravi anche un intero piano (30 posti letto, ndr) della struttura di Volta Mantovana».

Un incubo che ora sembra alle spalle. Ma che deve insegnare a non abbassare la guardia, soprattutto se si verificherà quella seconda ondata ventilata da molti esperti. «Ora come ora il San Pellegrino è Covid-free: non ospitiamo più contagiati. Ma abbiamo conservato la separazione nel pronto soccorso: ci sono percorsi, locali e personale distinti nel caso arrivino nuovi pazienti contagiati. E abbiamo pronto un reparto, di 15 posti, già adibito per una possibile nuova ondata che ci auguriamo con tutto il cuore non avvenga».

Il ritorno alla normalità intanto è testimoniato anche dalla ripresa dei normali servizi offerti dalla struttura. «Oltre ai reparti abbiamo riaperto tutte le attività ambulatoriali, con le precauzioni e le accortezze del caso. Inoltre abbiamo l’abilitazione regionale a svolgere internamente sia i test sierologici che i tamponi. Ora che il peggio è passato ci teniamo a sottolineare una cosa – concludono Michele e Guerrino Nicchio – ovvero la grande collaborazione che, nella fase acuta dell’emergenza, c’è stata tra noi, il Carlo Poma di Mantova e tutte le istituzioni sanitarie pubbliche. La distinzione tra pubblico e privato viene spesso rimarcata a livello politico ma, sul campo, nel corso di un’emergenza come questa, c’è stata la dimostrazione di come si sia riusciti a fare fronte comune».

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