Case popolari, stop ai bandi per le assegnazioni: «La Regione cambi la legge»
Tutto congelato dopo la bocciatura della norma lombarda da parte della Consulta. L’assessore Nicola Martinelli: se Milano non provvede, non potremo stilare la nuova graduatoria
Nicola CorradiniMANTOVA. Bandi sospesi per le case popolari. Sembra un brutto scherzo del destino, ma proprio nell’anno in cui si registra un aumento delle famiglie ridotte in povertà a causa della pandemia, diviene impossibile fare domanda per avere un alloggio ad affitto calmierato. Motivo? Comuni e Aler stanno aspettando che Regione Lombardia modifichi la legge (e il regolamento applicativo) per l’assegnazione degli alloggi, dopo la bocciatura della Corte Costituzionale dell’articolo che inserisce tra i requisiti la residenza in Lombardia da almeno cinque anni.
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La sentenza è stata pubblicata il 9 marzo, ma la legge non è ancora stata modificata. E chi ha bisogno di una casa popolare , ma non è inserito in graduatoria, deve attendere. Attendere quanto? «Non lo sappiamo, non dipende da noi – risponde l’assessore ai lavori pubblici, Nicola Martinelli, che ha anche la delega per le politiche abitative – fino a quando la Regione non apporterà le modifiche alla legge non possiamo fare nuovi bandi. Certo, stiamo assegnando gli alloggi seguendo la “vecchia” graduatoria e anche per gli appartamenti destinati a categorie sotto tutela siamo coperti. Ma se una famiglia o una singola persona si è trovata in difficoltà economica in tempi recenti e non è inserita in graduatoria, purtroppo, non può fare domanda».
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La graduatoria attualmente in vigore (valida sia per gli appartamenti di Aler si per quelli comunali) è stata pubblicata agli inizi dell’anno. È stata la prima ad essere istituita con la nuova legge regionale, che contiene il requisito della residenza da almeno 5 anni in Lombardia. La legge ha introdotto altre novità. Ad esempio, l’adesione al bando va fatta via internet. Cosa che ha portato molti aspiranti a rivolgersi agli sportelli di Aler e Comune per avere assistenza. Altra novità: il bando deve essere fatto almeno due volte l’anno seguendo le indicazioni del piano di fabbisogno abitativo fatto dai Comuni del distretto (piano di zona). «Il piano è stato fato in febbraio – spiega Martinelli – poi c’è stata la pandemia e la sentenza della Consulta. Così non abbiamo potuto fare il secondo bando e non sappiamo quando potremo farlo».
Con la pandemia e il lockdown, molte situazione familiari sono peggiorate economicamente. Basta vedere il boom che hanno avuto i buoni spesa o le richieste di aiuto all’assessorato al welfare. È presumibile che sia aumentato anche il bisogno di alloggi ad affitto calmierato. Un bisogno che, al momento, non può trovare risposta.
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