In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Futuro Tecnofer: l’asta il 22 luglio, e la Claas potrebbe avere rivali

Si accendono le speranze di vedere la Tecnofer riaprire i portoni di ingresso

Barbara Rodella
1 minuto di lettura

OSTIGLIA. Si accendono le speranze di vedere la Tecnofer riaprire i portoni di ingresso. È fissata per il 22 luglio alle 12.15, al tribunale di Mantova, l’asta per l’aggiudicazione del ramo di azienda.

Al momento si è fatto avanti, con una offerta irrevocabile di acquisto, il colosso tedesco della produzione macchine agricole Claas, attraverso la sua controllata Prazi Flachstahl, con la sede italiana Prazi parts srl di Ora (Bolzano). La Prazi prenderebbe l’azienda in affitto fino al 31 dicembre 2023 con l’impegno di acquisto dopo i tre anni. La proposta prevede l’assunzione di 13 dipendenti, di cui 2 impiegati e 11 operai.

Il prezzo a base d’asta è di un milione e trentamila euro, ossia la somma che la Prazi è pronta a pagare. Ma sembrerebbe che la Prazi non sia l’unica interessata alla Tecnofer. Ci sarebbero altre realtà pronte a presentare la loro offerta. Chi poi si aggiudicherà l’asta, avrà poi trenta giorni di tempo per firmare l’impegno dal notaio. Oltre all’aggiudicazione del ramo d’azienda, ci sarà una seconda asta per le giacenze di magazzino, semilavorati dell’azienda che potranno essere funzionali a chi la acquisirà. In questo caso si parte da un prezzo base di 415mila euro. È invece già ripartita tra la fine di aprile e l’inizio di maggio l’altra sede Tecnofer a Calto dove si era fatta avanti, per un contratto di affitto annuale, la Agco. A Calto i lavoratori sono nove, di cui uno ex Tecnofer a Ostiglia.

Nata nel 1970, la Tecnofer ha sempre lavorato nel settore della produzione di coclee e spirali per macchine agricole. Un settore che nel tempo è cresciuto, ma che ha risentito della crisi mondiale, dal 2008. La situazione negativa è stata acuita dall’impossibilità di scaricare l’aumento dei costi delle materie prime sugli acquirenti e dal potente cartello dei produttori di macchine agricole, un vero oligopolio detenuto da sei colossi mondiali. Nemmeno l’iniezione di capitale fresco nel 2018 (6 milioni), all’atto del passaggio di mano dalla storica famiglia Borghi ai Losi (attraverso la società Atena Srl), ha invertito la tendenza. Una china che è stata fermata dalla volontà di presentare un concordato.

L’azienda ha chiuso i battenti alla fine di febbraio. Ad aggravare la situazione, poi, il fatto che gli ex dipendenti hanno dovuto aspettare più di tre mesi per ricevere la cassa integrazione. 

I commenti dei lettori