Mantova, la proposta di Sodano: «Migliaretto, serve un progetto condiviso»
L’ex sindaco e commissario cittadino di Forza Italia: sì ad eliporto, verde e piscine ma senza metterci il nuovo stadio. E il leghista Cattaneo difende la posizione della Regione
Sandro MortariMANTOVA. «Il protocollo è un punto fermo, non è stato firmato a livello personale ma è stato il coronamento di una riflessione lunga e fatta propria da Comune di Mantova, Provincia, Regione, Camera di Commercio, Areu e Poma». Ad affermarlo è l’ex sindaco Nicola Sodano, attualmente commissario cittadino e, con Arioli, vice coordinatore provinciale di Forza Italia. È stato lui, nel 2015, a sottoscrivere per Via Roma quel documento che ora impedisce al Comune di entrare in possesso del Migliaretto sdemanializzato.
«Al Migliaretto - spiega l’ex primo cittadino - il protocollo prevede una piazzola per elicotteri per la protezione civile; nulla vieta poi che possa essere anche di supporto all’ospedale. Un’infrastruttura a disposizione di tutta la provincia, che si è scelto di mettere là perché su quell’area già c’era un vincolo aeroportuale».
E ricorda che «la mia amministrazione, dal dopoguerra, è stata l’unica a far tornare alla città delle aree demaniali o a far partire le pratiche di sdemanializzazione per altre: Sparafucile («fu ridato al Comune per ricavarvi una struttura di accoglienza, come si era impegnato a fare e, invece, vedo che si farà altro») e San Nicolò («il nostro rammarico è che l’attuale amministrazione sta facendo un intervento troppo intenso dal punto di vista della cementificazione: bastava meno ed essere più rispettosi del cimitero ebraico»).
Quanto al Migliaretto, «bisogna dire chiaro che cosa si vuole fare perché finora non c’è stato alcun passaggio in consiglio comunale e il pensiero del sindaco l’abbiamo desunto dai giornali. Prima voleva fare lì una cittadella dello sport spostandovi anche lo stadio, poi un grande parco urbano. Adesso Palazzi dice che vuole rispettare il protocollo e fare un eliporto. Per noi la strada maestra è condividere con gli stessi enti del protocollo un progetto di massima che passi attraverso il consiglio comunale».
Con un paletto preciso: «Questo progetto non deve prevedere il nuovo stadio, mentre invece dovrebbe occuparsi di risolvere il problema di viabilità creato nella zona sia dal passaggio a livello di Porta Cerese che dal futuro aumento di traffico con le nuove funzioni. Credo che se si avvierà un dibattito coinvolgendo i vari enti del protocollo, la Regione non avrà alcuna difficoltà a condividere un progetto plausibile dal punto di vista urbanistico, a basso impatto ambientale e la vocazione a polmone verde di quell’area. Il tutto salvaguardando l’eliporto, che non avrà bisogno certo di tutti i quasi 300mila metri quadrati disponibili. E perché non prevedere lì anche una grande area a disposizione dei mantovani con piscine?». Quanto al bosco urbano caldeggiato da Palazzi, «prima di inventarsene uno dal nulla, si dovrebbe affrontare il tema della valorizzazione del Bosco Virgiliano e di quello di Belfiore e di tutte le sponde dei laghi».
Per Sodano il tema della condivisione è fondamentale: «Riteniamo sbagliato che su una cosa importante come il riutilizzo del Migliaretto si debba ancora riproporre la guerra tra Gonzaga e Bonacolsi, e schierare una parte della città contro l’altra. Purtroppo la raccolta di firme promossa dal sindaco va in questa direzione. Palazzi dovrebbe, invece, costruire il consenso su un progetto perché sia di tutti». È chiaro che il tema viene rimandato alla prossima amministrazione: «Chiunque sarà sindaco per i prossimi cinque anni - conclude Sodano - dovrà avviare un percorso di condivisione sul Migliaretto».
In difesa della Regione e della sua richiesta di avere dal demanio statale il Migliaretto si schiera il responsabile enti locali della Lega, Adriano Cattaneo. In una nota, l’esponente del Carroccio accusa le giunte di centrosinistra che si sono succedute alla guida di Mantova negli ultimi trent’anni. «Hanno sempre cercato di mettere le mani sul vecchio aeroporto - scrive - impedendo con ogni mezzo di consentirne la riapertura, facendo di Mantova, città Unesco a vocazione europea, l’unico capoluogo di provincia privo di un’infrastruttura turistica di questo genere». Perché l’abbiano fatto Cattaneo non lo dice chiaramente, ma lo lascia intuire: «Per anni i retroscena della storia del Migliaretto sono stati denunciati da un inascoltato manipolo di cittadini disinteressati, decisi a sottrarre quell’ultima superstite spianata di prato al consumo del territorio e alla speculazione immobiliare, ben consapevoli che, una volta perso, sarà perso per sempre». Invece al Migliaretto servirebbe l’eliporto come prevede il protocollo del 2015.
«E perché - chiede Cattaneo al sindaco Palazzi “che dopo 5 anni di silenzio si cimenta in una crociata green” - quel protocollo è stato tenuto nel cassetto per cinque anni e taciuto anche quando si è improvvisamente riparlato di Migliaretto ad aprile? Lo sanno i mantovani che quel protocollo prevede che l’area demaniale aeroportuale sarebbe stata liberamente fruibile dai cittadini come area verde protetta?». Tutto questo gli fa dire che sul Migliaretto finora sono state raccontate «balle». Come quelle secondo cui un eliporto lì sarebbe troppo vicino al petrolchimico, o che quell’infrastruttura aprirebbe la porta alla cementificazione dell’area, o che quel sedime sarebbe consegnato gratuitamente al Comune, o che la distanza dal Poma è eccessiva e metterebbe in difficoltà le ambulanze. Ci sono due «fatti», per Cattaneo, che gravano sul Migliaretto: il condotto fognario lungo oltre un chilometro, realizzato dal Comune su area demaniale e, quindi, oggetto di un reato imprescrittibile sanabile solo con la sua rimozione; la piazzola elicotteristica dell’ospedale, progettata e costruita dai tecnici del Poma («e non dalla Regione») nel parcheggio e vicino ad una pompa di benzina.
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