Migranti sfrattati salvati dalla strada a Volta Mantovana: «Ci hanno aiutato, ora diamo una mano»
I 27, tutti giovanissimi, vivevano all’agricampeggio Bagolaro. Adesso abitano in tre appartamenti grazie anche al Comune
Luca CremonesiVOLTA MANTOVANA. Una storia che finisce bene e che vede protagonisti 27 migranti salvati dalla strada. La vicenda vede coinvolta l’amministrazione di Volta Mantovana, con l’assessore ai servizi sociali Elena Bertellini, e un gruppo di ragazzi africani che vivevano al Bagolaro, un agricampeggio privato. Qui, in varie fasi, hanno trovato ospitalità anche oltre 100 migranti. Le condizioni di affitto erano bassissime e consentivano ai migranti di avere un tetto sopra la testa, e poco più. L’immobile era però fatiscente e si arriva così ad una situazione d’emergenza.
Migranti sfrattati salvati dalla strada a Volta Mantovana: «Ci hanno aiutato, ora diamo una mano»
A fine 2019 giunge la notizia dello sfratto esecutivo e della chiusura della struttura, che versava comunque in condizioni igienico sanitarie davvero pessime. A quel punto la situazione rischia di degenerare perché i migranti si sarebbero trovati senza più un posto dove andare. Parte qui l’impegno dell’amministrazione di Volta che, con l’assistente sociale Domenica Faccioli e l’assessore Bertellini, si rimbocca le maniche. «Il primo passaggio è stato quello di organizzare un censimento per capire quanti erano e, allo stesso tempo, conoscere la situazione documenti di tutte queste persone. Parallelamente c’era da organizzare l’ospitalità di questi ragazzi e abbiamo deciso di lavorare con loro, per piccoli gruppi» spiega la Bertellini.
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Comincia così un lavoro - e siamo all’inizio del 2020 - di contatti, di telefonate e di relazioni per conoscere le storie dei singoli, capire chi lavora e se i datori di lavoro possono sistemare i ragazzi. Inoltre, serve sistemare la situazione abitativa. L’operazione porta a identificare tre appartamenti di privati dove tre gruppi di ragazzi vengono accompagnati. «Tutti si pagano il loro affitto - spiega la Bertellini - oltre ad aver contribuito, in alcuni casi, a sistemare gli immobili. Ora tutti e 27 sono in case di privati, e ne restano solo due al Bagolaro, come custodi, per evitare che lo spazio venga occupato».
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Un’operazione che si completa poco prima dello sfratto e, soprattutto, all’alba del lockdown; allo stesso tempo la rete che si è attivata non ha avuto costi per il Comune che, di fatto, ha dato una mano a sistemare queste situazioni puntando sul dialogo, l’ascolto, il confronto e l’attivazione dei servizi previsti dalle varie normative.
In uno dei tre appartamenti vivono otto ragazzi. Sono originari di Gambia, Mali, Senegal e Guinea. Sono tutti giovanissimi: alcuni hanno 20 anni, il più anziano ne ha 39. Si sono conosciuti tutti al Bagolaro, dove sono arrivati dopo aver soggiornato in altri campi (chi nel Basso Mantovano, a Ostiglia, chi in zona Milano). Tutti lavorano, e hanno lavorato, nel settore dell’agricoltura, nei campi, a raccogliere ortaggi.
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«Siamo qui e abbiamo trovato persone che ci hanno aiutato. Per noi è stato molto importante. Il Bagolaro non era un bel posto dove vivere (vedi le due foto in alto a destra ndr)e abbiamo rischiato di essere messi per strada. Qui ci hanno aiutato e ora noi vogliamo dare una mano» raccontano i ragazzi che stanno ultimando le pratiche per i vari documenti (chi il permesso di soggiorno, chi sta ottenendo la residenza, chi sta trovando un lavoro stabile). «Ho 20 anni, qui tutti mi hanno aiutato e anche io, ora, voglio poter dare una mano alle persone. Qui in Italia mi trovo bene» racconta un ragazzo, giovanissimo, del Mali. «Ci era stato detto che ci mandava via. Ci siamo spaventati, non sapevamo dove andare. Quando abbiamo incontrato le persone del Comune abbiamo capito che ci avrebbero aiutato e di loro ci siamo fidati» racconta un altro ragazzo del Gambia. In questa fase, dunque, il lavoro procede perché molti ragazzi stanno ultimando le pratiche per i documenti. Su una cosa tutti concordano: «Ora possiamo vivere in paese, come cittadini senza essere considerati un peso».
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