Crisi Corneliani, i sindacati: "Capitali a fondo perduto, non c’è tempo per altro"
Filctem, Femca e Uiltec sull'apertura di Investcorp e le garanzie statali richieste: no a soluzioni tecniche fumose, serve liquidità immediata. Lavoratori ai cancelli da quattro settimane: il 14 c’è la Piccolo per la proiezione del film “7 minuti”
Monica VivianiMANTOVA. Un mese. Un mese che la fabbrica è chiusa, un mese che i dipendenti Corneliani trascorrono le giornate ai cancelli per chiedere di poter tornare al loro lavoro. E mentre al presidio ci si prepara a questa ricorrenza di lotta con la proiezione martedì sera del film “7 minuti” che sembra quasi parlare di loro, i sindacati mettono le mani avanti alla notizia della disponibilità del fondo a un’iniezione di 10 milioni vincolata a garanzie statali: chiedono un confronto al Mise chiarendo subito che quello che serve è liquidità immediata a fondo perduto. La scadenza fissata dall’ad Brandazza d’altronde è vicina: al 20 luglio manca davvero poco.
I sindacati: non possiamo aspettare
Spiega il segretario della Filctem Cgil Michele Orezzi che se l’apertura del fondo fosse confermata «sarebbe positivo, coerente con le nostre richieste di un mese fa e aderente al solco tracciato tutti insieme al tavolo del Mise: è fondamentale la collaborazione di tutti, istituzioni in primis, che ringraziamo ancora una volta, per provare a risolvere i problemi della Corneliani nel migliore dei modi». Ma c’è un «però» non di poco conto: «Tutti gli attori della partita devono capire che non possiamo aspettare ancora – chiarisce – serve liquidità immediata, capitale di rischio a fondo perduto, che deve essere garantito dagli azionisti. Le crisi aziendali non sono tutte uguali: in questa deve essere chiaro che non possiamo permetterci soluzioni tecniche fumose che se non concretizzate rischiano di farci perdere altro tempo. Lo diciamo in modo lapidario perché noi di tempo non ne abbiamo più: serve celere concretezza per far riprendere la produzione già questa settimana». Chiedono poi di tornare al tavolo del Mise i segretari di Femca Cisl Gianni Ardemagni e Uiltec Uil Giovanni Pelizzoni. «Ogni giorno che passa – ricorda Ardemagni – rischia di essere un’occasione persa per rilanciare l’azienda. Se ci sono le condizioni per sbloccare la produzione, il fondo venga a dircelo nella sede preposta ovvero il tavolo al Mise». Per Pelizzoni il pericolo «è quello delle false attese»: «Se il Mise ha qualcosa di concreto in mano mi aspetto che ci riconvochi e che il fondo si impegni davanti alle istituzioni. Sarebbe l’unica cosa che ci metterebbe tranquilli: di impegni non mantenuti ne abbiamo già visti e ora non c’è davvero più tempo». Intanto sul fronte politico, Zolezzi e Fiasconaro di M5S definiscono «molto importanti le parole del ministro Patuanelli» e ringraziano «la struttura tecnica del ministero e in particolare il dottor Sorial che si sta occupando del prestito ponte».
Un mese di presidio
Era l’11 giugno quando l’azienda annunciò un primo stop di 5 giorni a qualche settimana dalla ripartenza post-lockdown, di lì a poco l’annuncio della richiesta di concordato in bianco e con lei la chiusura fino a data da destinarsi con l’immediata mobilitazione dei lavoratori. Martedì sarà un mese di presidio e la serata di cinema all’aperto con ospite Ottavia Piccolo a raccontare della sua Bianca, operaia tessile in lotta in “7 minuti”, avrà un valore simbolico per chi questa lotta la sta vivendo sulla sua pelle da quattro settimane. Intanto l’onda della solidarietà continua a crescere con quella che ormai è una processione di lavoratori pronti a manifestare la propria solidarietà. Tra gli altri attesi la settimana prossima: le Rsu di Polis, Tea, Arix, Enipower e Ies oltre ad associazioni, come l’Unione ciechi, e la politica cittadina con la Lista Gialla. Dal mondo sindacale arriverà poi la responsabile nazionale del comparto tessile della Filctem Sonia Paoloni. «E chissà che i ministri che hanno promesso di passare, Bonetti e Patuanelli, non trovino il tempo di venire a incontrarci».
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