MANTOVA. «Cosa vuole che le dica». Il pendolare quasi si scusa, sul filo teso tra la rabbia e la rassegnazione. Chiama la Gazzetta per segnalare «l’ennesimo disagio sulla Mantova-Milano», sempre che al giornale interessi. Certo che sì, anche se l’episodio è sovrapponibile a tanti altri lungo la linea. Anzi, interessa proprio per questo. «Il solito guasto al passaggio a livello ci ha bloccato per più di un’ora in aperta campagna, dopo Torre de’ Picenardi – riferisce il pendolare, impiegato Enel – E senza che nessuno ci desse informazioni».
Il «solito guasto» a uno dei 57 passaggi a livello che, come un singhiozzo, scandiscono il viaggio sul binario unico fino a Codogno. Morale, partito da Mantova alle 6.42, l’impiegato è arrivato a destinazione (Cremona) alle 8.40, con un’ora e dieci di ritardo. Che, su un tragitto di 46 minuti, sono un’eternità. Il guasto ha frenato anche il primo treno della giornata da piazza don Leoni per Milano, partito alle 5.18 e arrivato in Centrale 42 minuti dopo l’orario previsto. In direzione opposta, il regionale delle 6.20 ha raggiunto con 57 minuti di ritardo la banchina di Mantova, da dove si è subito rimesso in marcia con destinazione Milano e 40 minuti d’affanno già in carrozza.
Anche se il cantiere suscita qualche perplessità nell’associazione Utenti del trasporto pubblico: «È un’opera complessa per come è stata studiata – osserva Andrea Bertolini – mi chiedo se sia indispensabilr rifare l’intero sedime ferroviario alzandone il livello. E poi preoccupa la tempistica, la stima è di almeno due anni di chiusura per il primo lotto tra Mantova e Piadena. Insomma, c’è da guardarci bene dentro. In ogni caso, a chi oggi rivendica il merito dell’opera, grazie al suo interessamento e a quello dell’ex ministro Toninelli, ricordiamo che il raddoppio era stato cantierizzato dal governo Gentiloni». —
Ig.Cip