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Mantova, anziani stremati dal Covid: il piano del Club delle 3 Età

Il presidente Tonelli: ecco il nostro progetto per vincere solitudine e abbandono- E lancia un’idea per il welfare: i volontari dialoghino con le persone anche al bar

Sandro Mortari
2 minuti di lettura

MANTOVA. Gli anziani, stremati dal Covid-19 più sul piano psicologico che su quello fisico, stanno trovando un buon ricostituente nel Progetto Verde Azzurro messo in campo dal Club delle Tre Età. «Si tratta – spiega il presidente Luciano Tonelli – di una serie di appuntamenti per gli anziani che organizziamo nei vari quartieri. Occasioni di socializzazione attraverso la musica, giochi e incontri tematici. Sono tre anni che le proponiamo in collaborazione con il Comune e i riscontri sono sempre positivi, soprattutto in un momento come l’attuale in cui si rischia di essere sopraffatti dalla paura e si tende a isolarsi sempre di più. Agli anziani insegniamo a usare la mascherina e a lavarsi le mani, ma anche che la vita continua e non bisogna farsi spaventare. La gente capisce il messaggio tant’è che ai nostri incontri abbiamo sempre almeno una cinquantina di persone».

Il progetto è partito la seconda settimana di giugno e si concluderà la prima di settembre con una tre giorni nei giardini di Belfiore. E proprio la tranquillità dei parchi pubblici è la location in cui avviene la maggior parte delle iniziative programmate. Giovedì 30 luglio, invece, si è scelto il Lungorio (ore 16.30) per confrontarsi con l’assessore ai servizi sociali del Comune, Andrea Caprini, su una nuova idea di welfare.

È quella che si è fatta strada tra i volontari del Club delle Tre età dopo anni di impegno tra gli anziani, volti a coglierne i bisogni e a soddisfarli. «Proporremo un welfare diverso rispetto a quello di oggi – dice Tonelli – un’idea che la prossima amministrazione potrebbe fare propria» è l’ambizione del sodalizio. Il punto di partenza è lottare contro la solitudine. «Visto l’aumento degli anziani – dice Tonelli – bisogna fare prevenzione, nel senso di rimuovere una delle cause principali che porta alla demenza, e cioè la solitudine. Bisogna che le associazioni di volontariato cambino registro».

Si percepisce che al presidente pesi dire queste cose, ma è l’esperienza maturata in anni di volontariato a reclamarlo: «I volontari – dice – devono dialogare con gli anziani del quartiere non solo nei centri sociali ma anche fuori; devono portarli al bar per far loro rivivere la città, anche nella brutta stagione. Ma bisogna cominciare subito. Noi, per esempio, abbiamo già portato 10-15 anziani al bar. È stato stupendo: quelle persone si sono inserite subito nel nuovo contesto sociale, hanno interagito con gli altri avventori ed è stato molto bello vederli scambiarsi opinioni e ricordi».

Non basta vincere la solitudine, bisogna anche far di tutto per lasciare il più possibile gli anziani a casa loro, evitando di rinchiuderli nelle case di riposo: «Ma per questo – osserva Tonelli – occorrono alloggi come quelli che il Comune ha messo a disposizione a Cittadella, ad affitto calmierato e con molti servizi di supporto. Con 1.200 euro di pensione non si va lontano se il pubblico non viene in soccorso. Ecco perché bisognerebbe cercare condomini in cui sviluppare queste forme di housing sociale, dove il volontariato potrebbe essere un punto di riferimento per gli anziani, magari per fare la spesa, accanto ad una serie di altre figure come infermiere, assistente sociale e medico, quasi sempre disponibili».

Insomma, Tonelli sogna gli anziani sempre più partecipi delle nuove politiche sociali, «che vanno però differenziate da quartiere a quartiere, perché da zona a zona i bisogni cambiano. Servono punti di ritrovo, che potrebbero essere anche gli attuali centri sociali, in cui si portano i problemi che poi, nel confronto con il Comune, diventano programmazione politica per i quartieri».
 

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