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La comunità islamica di Castel Goffredo: «Il Comune ci dica dove aprire il centro»

Dopo il primo “no” del sindaco, arriva la controproposta: «Abbiamo bisogno di spazio, basta una stanza dell’ex asilo»

Luca Cremonesi
1 minuto di lettura

CASTEL GOFFREDO. Il “no” all'apertura di un centro culturale islamico in zona industriale, con le motivazioni spiegate dal sindaco Achille Prignaca al momento non preoccupa la parte di comunità castellana di fede islamica che, nei giorni scorsi, aveva parlato con l’amministrazione comunale per ottenere l’autorizzazione ad utilizzare un capannone.

L’intento di questa parte della comunità, in maggioranza residenti castellani che sono, però, di origini pakistane e bengalese, è comunque quello di cercare una nuova sede. A darne notizia è Ullah Khalil, bengalese, che, raggiunto al telefono, fa sapere «che il nostro intento è quello di avere un luogo dove poter insegnare ai bambini la nostra lingua e le nostre tradizioni. Non abbiamo intenzione di dar vita a una moschea e tanto meno a un luogo di preghiera. Chiediamo solo uno spazio per promuovere la nostra cultura».

Sulla location non ci sono pregiudiziali. «Avevamo identificato quel capannone ma il sindaco ci ha spiegato che non è possibile. Se l’amministrazione ci vuole aiutare noi siamo disponibili a valutare il luogo che ci verrà indicato. Pensiamo anche all’ex asilo, sede di varie associazioni. Andrebbe bene una stanza anche lì. In ogni caso, noi siamo disponibili ad accogliere i suggerimenti dell’amministrazione».

Infine, Ullah Khalil ricorda che «nel periodo di emergenza sanitaria ci siamo uniti e abbiamo dato una mano donando circa seimila euro per comprare aiuti per la comunità castellana. Ci sentiamo vicini al paese e non abbiamo nessun problema a dialogare con il Comune». In ogni caso, stante così la situazione, la comunità islamica ha comunque uno spazio dove si ritrova a pregare, e cioè un appartamento. La richiesta di un nuovo spazio, dunque, è da inquadrare all’interno o di nuove esigenze (dettate all’aumento dei fedeli), o di esigenze di stampo educativo - come ricordato da Ullah Khalil - oppure di una possibile divisione interna che porta una parte della comunità a chiedere un nuovo spazio per nuove attività che non si possono sviluppare nell’appartamento in questione. «Dopo il 17 agosto torneremo a parlare con il sindaco» conclude Ullah Khalil.

Sul fronte delle minoranze per ora nessun commento.

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