MONZAMBANO. Torneranno alla loro antica bellezza le quattordici stazioni della Via Crucis del pittore veronese Agostino Ugolini (1755-1824), all’interno della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Monzambano. I tondi risalgono al 1810 e coronano l’unica navata della chiesa, affacciata sulla valle del Mincio, costruita sul luogo di un precedente tempio, tra il 1743 e il 1777 su progetto dell’architetto Domenico Rossi. Si tratta di un’iniziativa promossa dal parroco don Riccardo Crivelli che coinvolge il gruppo San Bartolomeo di Monzambano e vede protagonisti, tra gli altri, Stefania Verità, storica dell’arte e l’architetto Daniele Spazzini, senza contare il prezioso supporto di tutta la comunità locale. Di questo si è parlato anche sabato pomeriggio a un evento organizzato in chiesa dal gruppo e dedicato alla Via Crucis.
L’idea di riqualificare l’intero edificio religioso è nata nel 2012 con il precedente parroco don Luigi Milani. I lavori erano partiti proprio dal tetto e, a seguire, nel 2017, era stato restaurato anche l’organo. Ora si è deciso di analizzare i beni mobili al fine di evidenziare i problemi di conservazione e quelli sorti con il trascorrere del tempo con l’ausilio del microscopio digitale. Parliamo di un’analisi tecnico-scientifica iniziata lo scorso anno, con la quale sono già state esaminate e pulite alcune stazioni della Via Crucis. Tra i problemi emersi ci sono le cornici, cambiate tra gli anni’ 50 e’ 60 e fissate con i chiodi direttamente su tela; le candele che nel corso del tempo hanno annerito la parte centrale delle immagini, vari residui lasciati dallo stazionare dei pipistrelli.
Secondo Verità, la rappresentazione della Via Crucis di Monzambano è forse la più pregevole di quelle realizzate da Ugolini e probabilmente superiore rispetto quella eseguita nel Duomo di Verona. I dipinti risalgono al periodo tra la fine del ’700 e l’inizio dell’’800 e portano la firma di nomi altisonanti del panorama artistico dell’epoca, come Saverio Della Rosa, Giorgio Telliè e Felice Cignaroli, che nell’arco di trent’anni, dall’Accademia di Belle Arti Gian Bettino Cignaroli hanno prestato la loro arte a Monzambano per ricreare opere ammirabili ancora oggi.
A conclusione della campagna di studi verrà pubblicato un volume dove si cercherà di attribuire tutto ciò che è l’apparto movibile della chiesa. Sono in corso numerose ricerche, anche all’archivio di Verona, ed è stato scovato il documento che certifica il pagamento dell’opera. «La chiesa ha bisogno di restauri importanti e soprattutto è necessario intervenire su tutta l’impiantistica» dice Verità. L’importo dei costi sarà reso pubblico con il consuntivo finale. Anche il Comune ha stanziato per l’iniziativa 1.400 euro.