Mantova, il quartiere si schiera con Rampi contro la movida. «La situazione è insostenibile»
Una sessantina di residenti solidarizza con il portavoce del Comitato e accusa: «Da anni soffriamo i rumori e il degrado causato dal locale e nessuno fa nulla»
MANTOVA. Il Comitato tutela di piazza Virgiliana, gli abitanti del quartiere e alcuni cittadini, in tutto 56 persone, si schierano con Paolo Rampi, il portavoce del Comitato che sabato sera è stato coinvolto in un litigio con i gestori del chiosco di piazza Virgiliana mentre stava filmando presunti assembramenti attorno al locale.
Lo fanno con una lettera alla Gazzetta in cui esprimono «solidarietà e vicinanza» al loro portavoce, impegnato «nell’ennesimo tentativo di documentare una serie di disagi che si presentano da anni senza che si sia trovata, e forse nemmeno realmente cercata, una soluzione che permettesse di arrivare a una situazione di normalità per il quartiere e i suoi abitanti».
Il disagio dei residenti di piazza Virgiliana dura da oltre un decennio. «La gestione dei chioschi è cambiata dopo il procedimento intentato da alcuni residenti nel 2010 (e vinto), ma i problemi continuano a proporsi». Per descrivere la situazione creatasi in questi anni citano tre episodi, «documentati presso le forze dell’ordine».
Il primo nel 2017 quando, in seguito a denunce «relative all’insopportabile rumore proveniente dal chiosco Tre60, che in pratica svolge in pieno centro un’attività da discoteca a cielo aperto», la polizia locale ha riscontrato violazioni di carattere amministrativo (svolgimento di spettacoli senza pagare la Scia) e ha sanzionato – solo in novembre- la gestione chiudendo il chiosco 7 giorni. Poi nel settembre 2019 la gestione «è stata sanzionata (con una sola chiusura settimanale) per vendita abusiva di alcolici a minorenni». Infine, nel maggio scorso è stato presentato in questura un esposto per disordini e schiamazzi che riguardavano la zona da piazza Virgiliana a piazza Canossa.
«Il quartiere è diventato più pericoloso e meno vivibile» denunciano i 56 firmatari. Anche l’episodio della rissa e della baby gang (in luglio) per loro dimostra che la situazione nel quartiere è «drasticamente peggiorata», e «il locale aperto fino a tardissimo fa da catalizzatore». Ecco la descrizione che ne fanno: «Alcune persone hanno paura a portare fuori il cane. In piena notte ragazzi innaturalmente esagitati urlano e bestemmiano. Il vialetto che dalla fermata dell’autobus porta al centro della piazza, vicino ai giochi dei bambini, alla mattina è tappezzato di vetri rotti».
Per i residenti ci sono «tre problemi, che si collegano a questa attività, e non possono essere più elusi». Il primo è «di reiterata inosservanza del regolamento comunale e delle leggi nazionali (che la gestione fosse questa o un'altra non importa); il secondo è di ordine pubblico e di sicurezza collettiva e il terzo è un problema di rischio epidemiologico legato ad assembramenti incontrollati. Queste questioni non possono più essere ignorate. La destinazione d’uso di questo locale risulta incongrua. Sarebbe più confacente alla tranquillità del quartiere, e più utile alla cittadinanza, fare in modo che il parco, bene pubblico, torni nella piena e vera disponibilità della collettività».
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