In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

A Mantova i navigator tornano in ufficio. Via a ottobre la caccia al posto

Entro lunedì 14 settembre i venti accompagnatori rientrano nei cinque Centri per l’impiego. Colloqui conclusi con circa 1.200 persone: solo 586 sono idonee al lavoro

Sandro Mortari
1 minuto di lettura

MANTOVA. Entro oggi (lunedì 14 settembre) avranno completato il rientro nei rispettivi uffici, dopo la lunga pausa per il lockdown e la successiva lenta ripresa destinata alla formazione, i venti navigator assegnati dalla Regione ai cinque Centri per l’impiego del Mantovano. Da lì, dopo un anno, dovrebbero finalmente cominciare il cosiddetto scouting aziendale (probabilmente da ottobre): contattare le imprese per capire se hanno necessita di assumere persone, e con quali caratteristiche, e trovare posti di lavoro per i 586 percettori del reddito di cittadinanza ritenuti idonei dopo la selezione e la firma del Patto di servizio personalizzato.

La macchina, dunque, che dovrà dare un posto di lavoro a chi riceve l’assegno voluto dai Cinque Stelle e avallato dalla Lega nel 2018 comincia a rimettersi in moto, con un bilancio che finora lascia a desiderare: nemmeno un contratto di lavoro stipulato, nel Mantovano, per i beneficiari del reddito. Che continuano ad aumentare.

L’ultima rilevazione dell’Inps parla di 3.319 nuclei familiari che ricevono il sussidio, per un totale di 8.308 persone. Alla precedente rilevazione di giugno le famiglie erano 3.187 per un totale di 8.015 persone.

La Regione ha assegnato ai cinque Centri per l’impiego di Mantova, Castiglione delle Stiviere, Viadana, Ostiglia e Suzzara un totale di 2.394 beneficiari del reddito di cittadinanza da profilare, verificandone le caratteristiche in modo da avviare il percorso verso un lavoro.

Alla fine ne sono stati convocati 1.188 per i colloqui, di cui solo 586 sono stati ritenuti idonei per frequentare corsi di formazione professionale oppure pronti da subito per lavorare. I tanti esclusi o esonerati lo sono stati perché si trattava di minorenni, di persone che avevano già una pensione, oppure che andavano a scuola o erano disabili oppure si occupavano di persone disabili o di minori. Insomma, una folta schiera di chi percepisce il reddito di cittadinanza non può lavorare e deve essere dirottato negli uffici dei servizi sociali dei rispettivi Comuni di residenza per un piano personalizzato di assistenza.

Fari puntati, dunque, sui 586 che hanno i requisiti per avere un posto di lavoro; i navigator su questi faranno una profilazione qualitativa che consiste in un colloquio in cui valutano condizione di occupabilità e caratteristiche specifiche del profilo individuale. Consulteranno poi la banca dati dell’Anpal (l’Agenzia nazionale per le politiche del lavoro) dove sono registrate le aziende, a livello nazionale, che hanno assunto personale negli ultimi tempi o che stanno assumendo.

Sarà a loro che si rivolgeranno per capire se hanno bisogno ancora di forza lavoro. Per la prima offerta di lavoro saranno contattate quelle nel raggio di cento chilometri dalla residenza del richiedente. Intanto, le domande per accedere al sussidio sono in costante aumento. A fine luglio all’Inps erano ancora in lavorazione 969 domande.

I commenti dei lettori