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Sfida al Covid-19: lunedì 14 rientro in classe per oltre 40mila studenti

Nelle scuole scattano le misure per ridurre i rischi di contagio. I dubbi di genitori e docenti: regole proprie per ogni istituto

Nicola Corradini
2 minuti di lettura

MANTOVA. Un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda del punto di vista che si assume per osservarlo. Metafora logora, certo, ma perfettamente calzante allo spirito con cui si riapre lunedì 14 settembre per oltre 40mila studenti mantovani l’anno scolastico dopo l’interminabile blocco delle lezioni in presenza. Un ritorno in aula che ha visto ogni singola scuola predisporre misure ispirate alle linee guida del Ministero per limitare al minimo i rischi di contagio. Ma le preoccupazioni non mancano ugualmente. Le famiglie sono spesso disorientate di fronte a orari non sempre compatibili con quelli del lavoro e a norme comportamentali talvolta molto rigide che rendono il ritorno nelle classi tutt’altro che sereno. E restano in ogni caso problemi non del tutto risolti, come conferma il presidente dell’associazione della scuole Aisam, Massimo Pantiglioni, preside della scuola per adulti (Cpia), dirigente dell’Itas Strozzi fino allo scorso 31 agosto e freschissimo di nomina a reggente del comprensivo di San Giorgio Bigarello.

«In realtà la scuola non si è mai fermata, perché la didattica a distanza non è stata una vacanza – premette – certo, il ritorno alle lezioni in presenza fa i conti con problemi di spazi che ancora sono presenti, con incognite sui trasporti, con la gestione di sovraffollamenti che potrebbero crearsi in vari momenti – spiega – credo tuttavia che il lavoro che abbiamo fatto in questi mesi sul fronte della sicurezza ci permetta di tornare nelle aule con una certa tranquillità. Siamo in grado di affrontare le varie situazioni che potrebbero presentarsi. Dobbiamo prendere atto di un dato di fato: il virus c’è e riprendere la vita normale significa convivere con Covid 19. Che non significa, ovviamente, abbassare la guardia. Ma nemmeno possiamo e dobbiamo pensare di rimanere chiusi in casa o perdere la calma e vivere nel panico l’esperienza scolastica».

Come comportarsi? Sulla Gazzetta di Mantova di sabato 12 settembre, è stato lo stesso provveditore Daniele Zani a spiegare alcune regole: mascherine e rilevazione della temperatura ad esempio. Ma è ormai chiaro che ogni scuola, applica le linee guida con varianti significative. In alcune scuole, ad esempio, i compiti in classe non si faranno su carta ma su piattaforma digitale. Come se quaderni e fogli protocollo dei ragazzi fossero più pericolosi della spesa che si fa al supermercato o le banconote e le monetine che usiamo ogni giorno. Altra questione è quella dei cappotti e giubbini, che gli alunni inizieranno ad usare tra qualche settimana. Non si appenderanno in corridoio per evitare assembramenti, ma se certe scuole consentono di appoggiare i capi sulla sedia del proprio banco, altre vorrebbero che gli scolari si portassero da casa dei sacchetti di plastica dove rinchiudere giubbini e via dicendo. Persino la dotazione di mascherine cambia da scuola a scuola: molti istituti le distribuiscono ai ragazzi, altri no.

Se poi uno studente sta poco bene a casa e non ha i sintomi Covid? Serve ugualmente il certificato? Lo deciderà il medico o la scuola? Si fanno vedere i primi genitori no mask che, in un comprensivo, hanno annunciato al preside che il figlio non indosserà la mascherina. La risposta è stata semplice : «Senza mascherina a scuola non entra».

«Si, tutte situazioni reali – conferma Pantiglioni – credo siano da evitare estremismi, dobbiamo però abituarci alla nuova realtà e per far questo occorre massima collaborazione con le famiglie. In autunno ci sarà un aumento di mobilità: dobbiamo aspettarci un incremento di positivi o semplicemente di malattie stagionali che, però, richiederanno ugualmente certificazioni mediche. Ma sapremo affrontare tutto questo».
 

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