Elezioni Mantova 2020, rappresentanti di lista alle urne con i simboli: interviene la polizia
Alcuni cittadini e anche esponenti di partiti di centrodestra e di centrosinistra, avevano segnalato alla Questura che molti rappresentanti di lista ai seggi tenevano bene in vista i simboli delle forze politiche di appartenenza (mascherine e braccialetti, soprattutto), configurando così una propaganda elettorale vietata nei giorni delle elezioni nel raggio di 200 metri.
MANTOVA. A ravvivare una giornata di voto senza sussulti, è stata una polemica politica scoppiata in un seggio di Lunetta e poi allargatasi a macchia d’olio. Alcuni cittadini e anche esponenti di partiti di centrodestra e di centrosinistra, avevano segnalato alla Questura che molti rappresentanti di lista ai seggi tenevano bene in vista i simboli delle forze politiche di appartenenza (mascherine e braccialetti, soprattutto), configurando così una propaganda elettorale vietata nei giorni delle elezioni nel raggio di 200 metri. La Digos è intervenuta a Lunetta per ricordare che la normativa permette ai rappresentanti di lista di evidenziare i simboli di partito solo all’interno del seggio e non fuori. Lo stesso hanno fatto nei seggi ospitati alla Sacchi e alla Bertazzolo. Poi, come succede in questi casi, le voci che corrono per la città si allargano e si trasformano in un ordine della Digos, alla mattina, di togliere ogni distintivo e, al pomeriggio, nel contrordine di rimetterseli. «A parte - dice il questore Paolo Sartori - che i poteri di polizia li ha il presidente di seggio - i nostri agenti hanno solo ricordato che cosa dice la normativa». «È un problema interpretativo - ribatte Jacopo Rebecchi, assessore e rappresentante della lista gialla - il seggio è solo l’aula dove ci sono le urne o tutta la scuola? Per noi lo è anche il cortile esterno». Annalisa Baroni, deputata azzurra: «I nostri rappresentati sono andati ai seggi senza simboli, rispettando la normativa che impedisce lì la propaganda elettorale».
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