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Rifiuti sequestrati a Guidizzolo: sono fermi da 2 anni

Appello della proprietaria ai magistrati mantovani per il dissequestro. Nel capannone 800 tonnellate di materiale infiammabile

2 minuti di lettura

GUIDIZZOLO. Una bomba ecologica che potrebbe esplodere in qualsiasi momento. Si tratta di un capannone di 800 metri quadrati stipato di rifiuti tessili e plastiche di varia forma e grandezza per un totale di almeno 800 tonnellate. Il pericolo che possano incendiarsi, o siano dati alle fiamme intenzionalmente, è concreto. Basti pensare a quanto è accaduto lo scorso anno tra Monza e Pavia dove diversi capannoni sono stati bruciati per far sparire le prove di un commercio illecito di rifiuti.

Quello di cui stiamo parlando si trova invece a Guidizzolo. La proprietaria, quasi due anni fa, aveva denunciato ai carabinieri la situazione dopo aver raccontato che chi aveva riempito il suo capannone era sparito.

Le indagini disposte dai carabinieri della Forestale di Reggio Emilia avevano indotto i magistrati di Mantova a sequestrare l’immobile. Ora il problema, che non riguarda solo la proprietaria ma anche tutte le persone che vivono a poca distanza dall’edificio, è proprio questo. Se dal tribunale non arriverà un dissequestro i rifiuti non potranno essere smaltiti e aumenterà il pericolo che possano prendere fuoco.

Nelle scorse settimane la proprietaria, Noemi Silvia Cavalieri, ha scritto alla Procura per sollecitare un intervento. L’istanza è stata consegnata da un maresciallo del nucleo forestale di Mantova, per chiedere il dissequestro del capannone. «Ho trovato – scrive la proprietaria – ditte interessate allo smaltimento di quanto si trova all'interno (plastiche e balle di materiale tessile) ma devo entrare per fotografare tutto. Inutile dire che per questo capannone pago allo Stato una tassa notevole, anche se è bloccato e inutilizzabile» .

Non ricevendo risposta la signora Cavalieri scrive nuovamente alla procura:«Perdonatemi se posso sembrare invadente, ma alla luce di quanto avvenuto ad Ancona con il rogo di capannoni contenenti rifiuti di ogni tipo ho preso la decisione di entrare nel mio, con o senza permessi, per scattare quelle benedette fotografie da inviare alle due ditte che si sono dette disponibili a portarsi via plastiche e frattaglie di tessuti! Inutile dire che l'ansia di due anni mi sta facendo ammalare per cui ho preso questa decisione! Della serie: a mali estremi, estremi rimedi! Non posso morire, voglio vedere quanto sarà sollecita la procura ad accusarmi, così forse troverà anche le mie denunce e i miei appelli. Niente di personale, ma la mia misura è colma. Distinti saluti».

La signora Cavalieri, con una lettera, ha informato della sua situazione anche il Consiglio superiore della magistratura. Sui rifiuti abbandonati nei capannoni nel maggio scorso, lo ricordiamo, il nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Treviso, al termine di un’accurata indagine, ha arrestato nove persone e sequestrato beni per oltre un milione di euro, in Veneto, Campania e Lombardia. Tre le ditte finite nel mirino dei militari, due di trattamento e una di trasporto rifiuti. Sequestrati, inoltre, dieci motrici e rimorchi usati per il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti per un valore di 500mila euro e una somma di denaro di oltre 700mila euro appartenente alle ditte indagate, ritenuto profitto del traffico illecito. Tra i capannoni controllati anche quello di Guidizzolo.


 

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